Pari opportunità. Ora un uomo al posto della Idem. Il nome? Marino Maglietta
Con le dimissioni di Josefa Idem al Presidente del Consiglio toccherà verosimilmente nelle prossime ore nominare un successore per il dicastero delle Pari Opportunità. Se suscita sempre vivace interesse la nomina od anche solo la candidatura di una donna ad una qualsiasi carica pubblica, nel caso del ministero delle Pari Opportunità è difficile che ci sia grande pathos, essendo tale ministero attribuito da sempre “in quota rosa”. Nei fatti, il ministero delle Pari Opportunità è stato istituito da Romano Prodi nel 1996 e da allora 8 donne si sono avvicendate alla sua guida. La prima fu Anna Finocchiaro, seguita da Laura Balbo, Katia Belillo, Stefania Prestigiacomo, Barbara Pollastrini, Mara Carfagna, Elsa Fornero e la dimissionaria Josefa Idem. Il fatto che il ministero delle Pari Opportunità sia sempre stato affidato a delle donne può difficilmente essere ritenuto casuale, nel momento in cui ci sono anche molti uomini impegnati in posizioni di assoluta prima linea su tante questioni sociali e civili che potrebbero ricadere in quell’area generale di competenza. È interessante, tra l’altro, notare che il ministero in questione è stato accorpato a quello del Lavoro e del Welfare nel periodo in cui quest’ultimo era retto dalla Fornero, mentre è stato subito ri-scorporato nel momento in cui al Lavoro è andato a Enrico Giovannini, quasi che un uomo non potesse qualificarsi per fare il ministro delle Pari Opportunità. La sensazione è che la scelta apparentemente a priori di una leadership femminile sia strettamente correlata con la missione che de facto si attribuisce al ministero in questione. Quello che si verifica è che, dietro all’espressione neutra “pari opportunità”, si cela invece una visione esclusiva ed escludente che ne confina il senso, identificando la questione di genere con il solo avanzamento della condizione femminile. Sarebbe invece il momento di promuovere una visione aperta ed includente dell’uguaglianza di genere, che riconosca come il vero superamento del sessismo richieda la considerazione delle legittime problematiche che investono entrambi i sessi. Serve un approccio che sappia essere friendly sia nei confronti delle donne che nei confronti degli uomini, abbandonando in tal senso le derive del femminismo ideologico. Per questo sarebbe bello che il presidente Letta guardasse oltre i vincoli del politically correct. Così come non è più detto che il ministro degli Interni, degli Esteri o della Giustizia debba essere un uomo, nemmeno è più detto che il ministro delle Pari Opportunità debba essere una donna. Letta selezioni la persona che ritiene più valida senza guardare al genere. Potrebbe scegliere una donna. Ma potrebbe scegliere anche essere un uomo. Io un nome ce l’avrei. È una persona pienamente competente. Ed incidentalmente è un uomo. Il mio personale candidato al ministero delle Pari Opportunità è Marino Maglietta, accademico e presidente dell’Associazione Crescere Insieme. Non è un nome noto al grosso pubblico. È un “tecnico”, estraneo ai partiti, che si occupa da molti anni dei temi dell’affidamento dei figli e della parità genitoriale. In particolare è stato ideatore ed estensore del testo base della prima legge di riforma dell’affido condiviso varata nel 2006 e sta, da tempo, operando per portare in Parlamento una nuova proposta che mira a rafforzarla e ad evitare che – come molto spesso avviene – i suoi princìpi siano dirottati in fase applicativa. Tra le ragioni per cui Maglietta potrebbe essere un buon candidato alla successione della Idem, c’è il fatto che si è sempre connotato per l’equilibrio con cui ha affrontato questioni sensibili ed emotivamente cariche, quali quelle che riguardano la rottura di un’unità familiare. È sempre stato convinto che la strada giusta per cambiare le leggi e la prassi in materia di separazione e di affidamento non fosse quella di giocare la carta della “rivendicazione maschile”, bensì quella di affermare come una ripartizione più equa delle responsabilità genitoriali fosse interesse di tutti. In quest’ottica, ha spesso operato in sodalizio con organizzazioni femminili come l’associazione Donne Separate e la Federcasalinghe. Nella sua visione, in effetti, l’affido condiviso può essere la quadra di esigenze diverse ma ugualmente importanti. In primis l’interesse dei bambini a preservare un rapporto continuativo e paritetico con entrambi i genitori, minimizzando i contraccolpi relazionali ed emozionali comportati dalla separazione. Poi il diritto del padre a non essere espulso dalla vita del figlio ed a mantenere pienamente le prerogative educative. Ma anche, non ultimo, il diritto della madre a non essere lasciata sola nelle incombenze di accudimento diretto dei minori. Se si pensa che una maggiore e più qualificata presenza femminile nel mondo del lavoro passi anche da un ri-bilanciamento degli oneri domestici e di cura dei figli, allora è chiara l’affermazione del principio della bigenitorialità può rappresentare un gioco a somma positiva per entrambi i sessi. La scelta di una personalità come Marino Maglietta potrebbe, dunque, rappresentare un importante segnale di innovazione, non tanto per il fatto che si tratterebbe per la prima volta di un uomo, quando per il tipo di messaggio che il suo metodo di lavoro lancerebbe. Quello di un approccio alla questione di genere come alleanza tra i due sessi e come “scambio di uguaglianze”, anziché in termini di contrapposizione e di revanscismo.