20-6-2022 commisssione giustizia del senato – Audizione del presidente Lami
Buongiorno a tutti, sono Mauro Lami presidente di Papà Separati Liguria Associazione di genitori, papà e mamme separati e di Colibri Coordinamento di Associazioni italo europeo.
Ringrazio per l’opportunità di questa audizione che ci consente di esprimere il nostro pensiero in merito al contrasto alla violenza, riteniamo che vi siano aspetti non percepiti da molti settori delle istituzioni.
Le Associazioni di Colibri’ ritengono che le azioni da portare avanti nei confronti della violenza domestica, debbano essere principalmente di prevenzione e insegnamento, non di punizione o repressione, come si legge.
Siamo cresciuti in famiglie, in una società, dove si insegnava il rispetto nei confronti delle persone, della madre e del padre, che prevenzione e dialogo sono le uniche armi contro la violenza, che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso e di razza, che è dovere e diritto di entrambi i genitori mantenere, istruire ed educare i figli, che la giustizia è uguale per tutti.
Ci hanno insegnato che la punizione e l’inasprimento delle pene, non aiuta a migliorare la società, anzi che l‘ingiustizia e il non rispetto delle persone, può creare rabbia che può generare atti estremi.
Qualcuno ha deciso che l’insegnamento dell’educazione civica non serviva e che uno è libero di esprimersi e fare come vuole per arrivare alla sua felicità.
Quando si parla di violenza domestica non si tengono in considerazione tutti i componenti della famiglia, le notizie che vengono riportate sono percepite dalla gente comune, che a subirla sia solo la donna, mentre il carnefice è sempre e solo l’uomo.
Occorre ricordarsi che madre terra non esisterebbe, se non esistesse anche il cielo.
Gli avvisi di ISTAT che nei prossimi anni avremo 5.000.000 di abitanti in meno, sono frutto di scelte politiche, sociali ed educative attuate dai vari governi, che hanno trasformato la famiglia in nuclei mono-genitoriali, creando la percezione che i figli abbiano un solo genitore di riferimento.
Quello a cui assistiamo è la regola del Dividi e controlla:
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- esclusione forzata di un genitore da un progetto educativo dei figli
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- delegittimazione,limitazione, riduzione a ruolo subalterno rispetto all’altro genitore
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- inefficacia della giustizia tramite contromisure giuridiche per svilire la legge sull’affido condiviso creando lo status di “intruso con diritto di visita”
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- sostituzione immediata con un’altra figura all’interno del nucleo familiare
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- classificazione del papà a erogatore di Welfare familiare, sostituendo lo stato.
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- Welfare statale che non aiuta i componenti della famiglia nella propria indipendenza lavorativa
Il 90 % dei genitori che si rivolgono alle nostre associazioni, arrivano smarriti e spaventati, da condizioni sociali, etniche e familiari diverse, ma ci presentano gli stessi problemi
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- mancanza di giustizia e di parità genitoriale che si percepisce nell’intera società
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- pesi e misure diverse a seconda del genere di appartenenza.
L’altro 10% arriva da noi consapevole, alla ricerca di percorsi separativi condivisi
Violenza domestica è anche quando i genitori separati ci parlano dei loro figli che non riescono più a vedere, pur essendosene occupati quotidianamente per anni fino al giorno prima.
Violenza domestica è l’annullamento del loro ruolo genitoriale, così come il rifiuto di dialogo con l’altro genitore.
Violenza è constatare che alcuni assistenti sociali parteggiano per l’altro genitore, dimenticandosi il proprio ruolo, assumendo comportamenti giudicanti.
Violenza sono le violenze fisiche denunciate nei pronto soccorso, dove capita di essere derisi perché sei un uomo sei il sesso forte.
Violenza è non ascoltare il minore che desidera stare con il padre ed arriva al suicidio, come Ethan a Genova.
Violenza è considerare la madre sempre la più adatta e poi assistere all’omicidio di Elena a Catania.
Ci parlano dei tempi, dei mesi per fissare le udienze, dei provvedimenti e delle difficoltà per farli rispettare dai servizi sociali attivando i percorsi stabiliti, come ci sta succedendo con alcuni casi giudiziari pendenti su Genova, ma diffuso ovunque.
Di settimane, mesi in cui si è impossibilitati a frequentare i figli, tempi enormemente lunghi dove vengono coinvolti nella conflittualità, non come spettatori, ma come alleati di un genitore, spessissimo la madre, diventando oggetto di contesa e di scambio, anche dopo la separazione.
Si entra nel mondo reale quello che va oltre le apparenze, in cui le cose non funzionano, dove le leggi esistono, in molti casi perfette ma imperfette le loro applicazioni, dove vengono interpretate e applicate in base al tribunale e alla formazione del magistrato stesso.
Il tutto nasce in una famiglia nel cui interno si rompe il legame di amore che l’ha formata, ammesso che ci sia stato, che non sia stato per convenienza, visto che le uniche richieste fatte sono di tipo economico non di accudimento e gestione dei figli.
Una marginalizzazione della figura paterna che trova terreno fertile nel nostro Paese dove ci sono organizzazioni che si battono strenuamente per mantenere una preferenza materna e dei privilegi di genere, opponendosi a qualsiasi riforma che vada verso l’uguaglianza e la parità genitoriale, nell’interesse dei figli.
Viene da chiedersi quali interessi ci siano dietro alla continua ricerca di conflitto.
Ci sono movimenti femministi nel mondo che lavorano perché i padri si assumano le responsabilità connesse alla loro funzione genitoriale, facendoli partecipare attivamente alla cura ed all’accudimento dei figli, un impegno che i nostri iscritti assumerebbero volentieri, creando un abbassamento della conflittualità.
Ma ci raccontano anche delle violenze psicologiche, meno evidenti ma protratte nel tempo, che demoliscono interiormente, insieme alle provocazioni esercitate per far perdere la pazienza e per avere l’alibi della denuncia.
Come si può chiamare se non violenza domestica, come ci si può difendere quando le istituzioni non ti credono in quanto uomo, quando i centri antiviolenza finanziati accolgono solo donne e quelli che accolgono anche uomini non vengono riconosciuti.
L’utilizzo della denuncia di violenza come mezzo veloce è alimentato, in certi ambienti, per arrivare al massimo risultato nella separazione, figli, casa, soldi, ampiamente dimostrato. Dividi, controlla e vinci .
Nel libro-denuncia “ Presunto Colpevole” di Steffenoni, su oltre 5000 casi di violenze e/o abusi denunciati annualmente, risulta che provengono da ex mogli durante la fase di separazione fatte in maniera strumentale e confermato da molti pubblici ministeri.
Molti sono i giornalisti, gli studiosi, gli scrittori, che hanno scritto sulla violenza subita anche da parte degli uomini, solo alcuni Benedettelli, Mancini, De Rosa
Del fenomeno della violenza se ne è occupata l’Università di Siena con una proiezione statistica di 5 milioni di uomini vittime degli stessi tipi di violenza dichiarati dalle donne.
Le domande logiche che vengono da porsi sono:
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- Quante sono le false denunce, che danneggiano le vere vittime di violenza?
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- Perchè e con quali le motivazioni non sono perseguite d’ufficio ?
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- Perchè non fare una indagine su base scientifica per tutelare le vere vittime?
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- Esiste una forbice tra i dati del ministero e quelli diffusi, a chi giova?
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- Perchè considerare solo violenza quella subita da una donna?
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- Quella agita nei confronti dell’uomo non lo è?
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- Per tutelare i cittadini come può la giustizia applicare pesi diversi per la stesso reato?
Noi ci auspichiamo che si riesca a trovare soluzioni ai problemi che non si sono volutamente risolvere per interessi e volontà politiche, da parte nostra, come associazioni di Colibrì, cercheremo come sempre di essere una interfaccia fra la società e le istituzioni di riferimento anche nel segnalare le criticità e individuare soluzioni.
Gli uomini e le donne passano, genitori si rimane per tutta la vita, le idee e l’impegno per i nostri figli, cittadini di domani, rimarranno.
Buon lavoro e buon proseguimento.