Assassino incapace di gestire il rifiuto
Non è solo colpa della gelosia. Dietro la furia del 17enne che venerdì 24 maggio, a Corigliano Calabro, ha accoltellato e bruciato viva la fidanzatina Fabiana Luzzi, si nascondono disturbi più seri e profondi.
«In alcune personalità, anche un rifiuto può diventare il movente per uccidere. Perché costringe a confrontarsi con un senso di fallimento e incapacità che già ci si porta dentro. Così la reazione diventa una vendetta, una perdita di controllo che scatena rabbia omicidia. Ma se si riduce tutto a una questione di gelosia si rischia di sbagliare il livello diagnostico» spiega Margherita Lang, psicoterapeuta a Milano e docente all’Università di Milano Bicocca.
POSSESSO A TUTTI I COSTI.
In questo caso, precisa l’esperta, la gelosia diventa un «possesso a tutti i costi che non tiene contro minimamente delle esigenze dell’altro». Nulla ha a che vedere con una relazione sana, quindi, dove le due persone si pongono sullo stesso piano.
Dello stesso parere è Francesca Santarelli, psicologa e psicoterapeuta a Milano che allarga l’orizzonte alla mancanza di autostima che ha origine nell’infanzia, ai rapporti problematici o con i genitori o alla loro assenza, che segna in modo indelebile tutte le relazioni future, sentimentali, sociali e di lavoro.
«L’origine di questi disturbi risiede nell’infanzia, quando si comincia a imparare l’alfabeto sentimentale. Un genitore dovrebbe educare il proprio figlio alle emozioni che la vita gli mette davanti, sia positive sia negative e, specialmente dinanzi a queste ultime, dovrebbe fornirgli gli strumenti necessari per gestirle e affrontarle con fiducia in se stesso.
È la figura materna a consegnare gli schemi affettivi e relazionali che il figlio riprodurrà con le donne nella sua vita adulta.·· Ecco perché ridurre il tutto al femminicidio’ di cui tanto si parla è riduttivo e banale».
IPERPROTEZIONE DEI FIGLI.
Ma il modello educativo, nella società moderna, è profondamente cambiato. «C’è un’iperprotezione, soprattutto da parte delle mamme, nei confronti dei figli. Un tentativo di esentarli totalmente da ogni frustrazione personale. Ecco perché poi, da adolescenti e da futuri uomini, questi non sanno vivere e affrontare i rifiuti».
Psicologi e psichiatri sono concordi su questo: «Gli uomini che uccidono le donne che li lasciano hanno quasi tutti una personalità narcisistica. Se questa si unisce a situazioni familiari in cui sono mancati gli ingredienti di base per una crescita ‘psicologicamente sana’ o a una relazione madre-figlio disfunzionale in cui il bambino non si è mai sentito amato e accettato, ecco che i mixer esplosivi diventano evidenti».
GESTIRE LA FRUSTRAZIONE. Nella società attuale, aggiunge l’esperta, «i figli hanno tutto e troppo, vengono custoditi sotto campane di vetro e diventano dipendenti dalle conferme esterne. Ma il punto principale rimane quello dell’incapacità di tollerare e gestire la frustrazione e il rifiuto, il non aver mai conosciuto e appreso fin da bambini quella ‘valigia di sicurezza interna’ che ogni genitore dovrebbe fornire ai figli».
La «gelosia malata», quindi, risulta sempre collegata al rapporto disfunzionale madre figlio. Per Sigmund Freud, era una prerogativa solo maschile: quella femminile non era contemplata perché la donna era un elemento passivo della relazione.
Secondo lo psicanalista austriaco, infatti, il geloso non faceva altro che proiettare sulla compagna i tradimenti che lui stesso praticava o avrebbe voluto praticare.
Proprio da qui hanno origine alcuni comportamenti che devono far scattare l’allarme: «Bisogna fare attenzione quando il partner diventa controllante, se limita la libertà della compagna, se non è capace di viversi le emozioni negative. Questi fattori vanno tenuti sotto controllo: non bisogna mai aver paura di vederli né banalizzarli per proteggere l’altro: bisogna sempre mettere prima se stessi».·
di Ornella Ferrarini
FONTE : http://www.lettera43.it/