LIGURIA IN TESTA NEI DIVORZI E NELLE SEPARAZIONI
Il rapporto esistente tra i matrimoni celebrati nel 2003 (dati Istat pubblicati dal Il SOLE-24 ORE del 25 luglio 2005) e il confronto con le separazioni e divorzi avvenuti nello stesso anno è pari, su scala nazionale, al 4,9 di separazioni e divorzi ogni 10 matrimoni. |
La Regione Lombardia supera la media nazionale con un rapporto pari al 6,3 di separazioni ogni 10 matrimoni, ponendosi, nello scenario nazionale, in testa alla classifica con un totale di 36.520 matrimoni contratti nel 2003 contro 22.979 separazioni e divorzi nello stesso anno, seguita dalla Regione Lazio con 15.573 separazioni e divorzi,dalla Regione Piemonte con 12.728 ed Emilia Romagna con 10.689.
I dati succitati, non suggerirebbero alcun significato, alle motivazioni che inducono alla costituzione della nostra Associazione, se non si aggiungesse che i minori coinvolti nei procedimenti di separazione sono 1.200.000 (fonte IL SOLE-24 ORE il 31 ottobre 2005 pag. 2), e che vengono privati di una delle due figure genitoriali nella misura del 83,9% su scala nazionale.
La privazione avviene sistematicamente nei riguardi della figura Paterna, che in seguito ad una separazione si trova di fatto Separata, sotto il profilo relazione ed educativo, dai propri Figli. Da qui le ragioni della denominazione della nostra Associazione: Papà Separati, praticamente, dai propri Figli.
La drammaticità che sovente si presenta, porta con se risvolti umani e pratici non sempre profondamente compresi e adeguatamente supportati dalle Istituzioni, che si pronunciano, sui rapporti di natura genitoriale/parentale, anche in assenza di situazioni pregiudizievoli per i minori coinvolti. Nonostante la presenza anche di un impianto normativo che oggettivamente dia la possibilità ad entrambi i genitori di condividere la crescita di un minore (vedi Affido Congiunto, ora sostituito dalle nuove norme di Affidamento Condiviso), i procedimenti di separazione non possono sottacere, per prassi oramai consolidata nella giurisprudenza, l’esclusione al minore sempre e solo della figura del Padre.
A questo stato di incongruenza legale/giuridica, che sovente sfocia in sofferenza di natura psicologica per il mancato riconoscimento del ruolo genitoriale proprio dell’individuo, si aggiungono situazioni di natura pratica che accrescono lo stato del disagio. Si pensi ad esempio sia alla privazione della casa coniugale, che all’erogazione delle quote di mantenimento, la cui entità non controllata non offre la possibilità al Padre di reperire, seppur in locazione (laddove sovente non esistono altre proprietà immobiliari in capo alla famiglia), un alloggio dove poter vivere e altresì accogliere agevolmente la prole. Per meglio illustrare entrambe le dinamiche, si tenga conto che le quote di mantenimento dei minori, assorbendo una percentuale pari a circa il 25% del reddito, per un solo figlio, si esprimono in valori assoluti nella misura di €uro 250 su uno stipendio medio mensile di €uro 1.000 (fonte IL SOLE-24 ORE del 31 ottobre 2005 pag. 2), con la conseguenza che i restanti €uro 650, quasi sempre non risultano sufficienti per poter sostenere l’onere di una locazione, in modo particolare sul mercato immobiliare, incontrollato, della Provincia di Milano. In tale situazione si rende evidente che la reale impossibilità, da parte del Padre, di reperire un alloggio, pregiudica “quindi” il mantenimento di significative e costruttive relazioni dei figli con il genitore escluso dal loro affidamento. La dinamicità con cui si modificano le relazioni genitoriali con il padre, di per sé già penalizzate per la separazione in corso, pone in essere elementi di ulteriore drammaticità, determinate anche dall’assenza di soluzioni, di natura Istituzionale, che possano permettere e garantire una serena organizzazione delle nuove regole di vita e di relazione a cui ciascun componente della famiglia va incontro.
Il disagio rilevabile nell’ambito di una disgregazione famigliare non esclude le madri, le quali vengono a trovarsi da sole a crescere i propri figli, ed in talune occasioni non sostenute economicamente, vuoi perché il padre non riesce più a garantire per sé una vita dignitosa, fino al punto di perdere il proprio posto di lavoro, vuoi perché il padre sentendosi deresponsabilizzato dalla crescita dei propri figli e vedendo con loro solo un mortificante rapporto di natura economica e non edificante di natura affettiva, tende ad interrompere ogni relazione con la propria famiglia. In tali circostanze l’assenza di un lavoro accresce il disagio economico delle madri che si trovano cosi impossibilitate a garantire un adeguato tenore di vita ai propri figli. Il disagio nascente su entrambe le figure geitoriali, che si trovano a lottare tra loro per chi meglio economicamente dovrà sopravvivere, ed in assenza di adeguati supporti Istituzionali, sfocia in relazioni conflittuali a danno dei minori, sino ad arrivare alla loro completa strumentalizzazione, quale espressione di conflitti irrisolti e mal gestiti, attraverso il ricatto economico, la negazione e la privazione dei figli a danno del genitore escluso dal loro affidamento.
Proprio dalla comprensione di questo particolare disagio, non del tutto qui relazionato, in quanto privo di ulteriori elementi riconducibili all’assenza di adeguate mediazioni famigliari contro la presenza invece di speculazioni economiche che ruotano attorno alle pratiche legali/psicologiche richieste nella procedura di separazione, che i soci fondatori hanno iniziato a porre in essere attività finalizzate a :
- Tutelare gli interessi del minore, garantendogli il mantenimento delle relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori, ricevendo cure, educazione, istruzione; l’affetto da ciascuno di essi è il nostro obiettivo principale. In sostanza una “nuova cultura”, che porta, anche dopo la separazione entrambi i genitori ad “educare insieme” i figli in posizione di assoluta parità, dando importanza soprattutto alla normale crescita psicofisica di essi;
- Aiutare coloro che vivono questa esperienza diffondendo i “diritti dei figli” e dei “genitori”, promuovendo la cultura della solidarietà a vantaggio e a favore delle categorie sociali più svantaggiate e di una migliore qualità della vita dei minori a rischio e dei figli dei separati;
- Fornire assistenza umana e sociale ai genitori che, per qualsivoglia ragione, si trovino in difficoltà nello svolgimento della funzione naturale di genitori;
- Promuovere attività educative e culturali intese a valorizzare la funzione genitoriale;
- Organizzare riunioni, convegni, congressi, attività formative curando la diffusione di notizie ed informazioni;
- Far emergere una casistica di situazioni abnormi comunque permesse dall’attuale legislazione e prassi e supportata dall’attuale cultura