La russia condannata dalla CEDU
La vicenda è cominciata nel febbraio del 2018, quando la donna con cui Stefano Campanelli aveva una relazione extraconiugale, lascia l’Italia con il figlio, nato dalla loro unione nel settembre 2014 ed avente la doppia nazionalità italiana e bielorussa, per andare in Russia, dichiarando che non ritornerà. Precedentemente nel 2016 il tribunale di Nuoro aveva stabilito che i genitori dovevano avere l’affido congiunto e che il padre doveva pagare gli alimenti. Nel luglio del 2018 Stefano Campanelli comincia la sua battaglia davanti al tribunale distrettuale di Dzerzhinskiy a San Pietroburgo per far rinviare suo figlio in Italia. Dopo diverse vicissitudini, tra cui il fatto che nel frattempo la donna si è trasferita con il bimbo in Bielorussia, nel febbraio del 2019 il tribunale distrettuale accoglie la richiesta dell’uomo e dispone il ritorno del minore nel luogo della sua residenza abituale in Italia. Ma la madre e il procuratore fanno appello contro questa decisione e vincono.
Nella sentenza odierna i giudici della Cedu criticano le ragioni per cui la giustizia russa ha deciso di non rinviare il bimbo in Italia basandosi su un’erronea interpretazione della Convenzione dell’Aia del 1980 – che contiene le regole che uno Stato deve seguire in caso di sottrazione internazionale di minore che ha la residenza abituale in un altro Stato. Questa interpretazione e la mancata valutazione di alcuni elementi fondamentali, dice la Cedu, hanno violato il diritto alla vita familiare di Stefano Campanelli.
Chi volesse leggere la sentenza lo puo fare qui