Paternità e partecipazione. le buone intenzioni bastano?
Da cosa è determinato il coinvolgimento paterno nella vita dei figli?
Si tratta dell’effetto degli atteggiamenti personali di un Padre? Oppure è il risultato delle norme sociali e della cultura di appartenenza, o magari di fattori puramente contestuali che lo facilitano od ostacolano?
Si può comprendere, ad esempio, che cosa influisce sulla sua reale possibilità di scegliere se ed in che modo essere coinvolto?
Ed infine, come agiscono queste variabili fra di loro?
Si può comprendere, ad esempio, che cosa influisce sulla sua reale possibilità di scegliere se ed in che modo essere coinvolto?
Ed infine, come agiscono queste variabili fra di loro?
La Teoria della Pianificazione del comportamento può aiutarci a rispondere a questi quesiti.
Essa fu introdotta nel lontano 1980 da Ajzen e Fishbein, i quali spiegarono che gli atteggiamenti della persone, le norme sociali che essi percepiscono come importanti ma anche la percezione del controllo esercitabile sul comportamento, sono 3 fattori in grado di predire la messa in atto di un’intenzione .
In estrema sintesi possiamo dire, applicando la teoria al coinvolgimento paterno, che quest’ultima può essere spiegata in funzione di:
- Convinzioni circa gli esiti positivi della propria partecipazione alla vita dei figli (la mia partecipazione aiuta mio figlio)
- Atteggiamento da esso derivante (Voglio partecipare)
- Convinzioni relative alle opinioni degli altri sul comportamento (Tutti pensano che dovrei partecipare)
- Percezione della norma relativa a questo comportamento (Dovrei partecipare)
- Percezione del controllo esercitabile sul comportamento (Posso essere un papà presente se scelgo di esserlo);
Questi elementi determinano la manifestazione del comportamento come cerchiamo di evidenziare nel grafico seguente:
Se i primi 4 elementi sono frequentemente e singolarmente discussi, molte lacune possono emergere per quel che concerne il quinto elemento, ossia la Percezione del controllo esercitabile sul comportamento.
La domanda che un padre può porsi, infatti, è: “posso essere presente se scelgo di esserlo? Quali sono i fattori che mi impediscono oppure mi agevolano in questo senso? ho i mezzi per farlo? il rapporto con la madre di mio figlio mi consente di essere coinvolto? sono sufficientemente vicino a lui per partecipare alla sua vita? il mio lavoro mi permette di partecipare attivamente? etc.”) .
Affinché un Padre decida di essere presente e sia presente è infatti opportuno chenorme sociali e convincimenti personali vadano di pari passo (nel grafico, i riquadri gialli e quelli rosa) attivando un’adeguata Percezione del Controllo del Comportamento (diagramma ovale centrale)
Un padre, per essere coinvolto, necessita quindi di prerogative coerenti, ovvero il fatto che i propri atteggiamenti nei confronti della paternità e le opinioni diffuse circa l’importanza della stessa, vadano nella medesima direzione.
Se questa precondizione esiste, è più probabile che la percezione di controllo sul comportamento sia più forte e che la sua presenza sia effettivamente realizzata.
Se questa precondizione esiste, è più probabile che la percezione di controllo sul comportamento sia più forte e che la sua presenza sia effettivamente realizzata.
Per fare un esempio, se un padre ritenesse personalmente che il ruolo materno fosse più importante, nonostante le norme sociali indichino il contrario, il suo coinvolgimento potrebbe risentirne in quanto meno motivato ad agire.Al contrario, se la sua volontà di “esserci” fosse chiara, ma le norme sociali ritenessero i padri poco rilevanti, la sua percezione di controllo sul comportamento potrebbe essere negativamente influenzata (“le madri sono più importanti, tutti considerano secondaria la mia presenza nella vita di mio figlio”).Da questo punto di vista anche la cultura di appartenenza potrebbe incidere in modo significativo laddove il padre sia visto più come figura autoritaria che “attiva” connotando tale funzione come prerogativa della donna.
Il modello teorico utilizzato può spiegarci in che modo la paternità possa acquisire rilevanza nel tempo richiedendo da un lato che i padri maturino responsabilità e convincimenti personali solidi circa la loro importanza nella vita di un figlio, dall’altro che la cultura della paternità sia maggiormente promossa, implicando necessariamente un ruolo importante da parte delle madri, che possono contribuire in modo significativo nel rendere le norme sociali stabilmente centrate sull’importanza di una genitorialità ampiamente collaborativa (sia all’interno di una famiglia stabile, che in un contesto di separazione).
In questo senso affinché sia evidenziabile la responsabilità paterna nella crescita di un figlio e la sua chiara o meno evidente volontà di partecipare, è necessario che egli sia inserito in un contesto sociale che ne valorizza il ruolo e, analogamente, fornisca strumenti sociali supportivi mettendolo poi davanti alla possibilità di scelta.
L’obiettivo della società moderna in tema di paternità dovrebbe essere infatti quello di portare un padre dinanzi alla domanda: “Posso essere presente, se scelgo e voglio fortemente esserlo?”.
Uno studio condotto su un campione di 3830 padri di diversa nazionalità e razza (basato sul modello di intervento Fragile Families and Child Wellbeing Study dell’Università di Princenton in New Jersey) e pubblicato nel Giugno del 2013 sulla rivista Family Process indica, coerentemente con la Teoria della pianificazione del comportamento, che il coinvolgimento paterno può essere strettamente legato alle variabili esposte ed in particolare all’accettazione da parte della madre dei bambini dell’importanza del ruolo del Padre, al suo atteggiamento personalecirca la paternità ed al grado di collaborazione tra genitori.
Se molti studi hanno dimostrato che gli atteggiamenti soggettivi di un padre sono importanti nel predire i suoi comportamenti, pochi contributi però hanno focalizzato l’attenzione su quanto anche le norme sociali ed il pensiero comune circa il ruolo paterno possano influire direttamente sulla possibilità che un padre possa valutare come fattibile ed attuabile la sua volontà di coinvolgimento e possa quindisentirsi in grado di farlo.
Dr Fabio Ciuffini
Tags: Paternità