Contratti di convivenza per coppie di fatto, l’iniziativa dei notai. Ma per l’eredità e i figli serve una legge del Parlamento
Le coppie omosessuali potrebbero accedere a una forma di assegno di mantenimento qualora si lasciassero, decidere chi deve contribuire maggiormente alle bollette e infine stabilire che il partner più debole economicamente può rimanere nella casa di convivenza quando l’amore finisce. Sono alcuni dei contenuti che il Consiglio nazionale del notariato ha anticipato oggi a Roma presentando i Contratti di convivenza, accordi che le coppie di fatto – eterosessuali e gay – potranno richiedere presso i notai a partire dal 2 dicembre.“Non spetta a noi entrare in una materia sulla quale il legislatore dovrebbe necessariamente intervenire, ma registriamo il fatto che molte persone chiedono una consulenza notarile per regolare specialmente gli aspetti patrimoniali delle relazioni affettive non coniugali”, vuole specificare Maurizio D’Errico, presidente del Consiglio nazionale del notariato.
I Contratti di convivenza non saranno rigidi ma potranno essere ritagliati su misura delle coppie. E riguarderanno, appunto, soprattutto l’aspetto economico della convivenza: la cooperazione alle spese domestiche e quotidiane, gli obblighi economici famigliari e il sostegno di indennità patrimoniale a quel partner che per esigenze famigliari dovesse smettere di lavorare. “Pensiamo a quel componente della coppia che rinuncia alla carriera lavorativa per crescere i figli: in termini monetari è una perdita che potrebbe venire ricompensata qualora la coppia smettesse di esistere”. Insomma, una sorta di assegno di mantenimento che oggi è garantito soltanto a separati e divorziati.
Secondo l’Istat le famiglie di fatto sono cresciute notevolmente di numero, passando dal mezzo milione del 2007 alle 972mila del 2010-11, mentre le coppie more uxorio tra persone che non hanno mai contratto un matrimonio sono ormai 578mila.
Eppure non esiste ancora una legge che possa regolare queste convivenze, omosessuali o meno, nonostante la Corte costituzionale nel 2010 e la Cassazione nel 2012 abbiano richiamato la politica a riconoscere queste coppie come “formazione sociale meritevole di tutela”, in riferimento soprattutto alle relazioni gay.
Ma sono la prassi giurisprudenziale e le numerose sentenze in favore delle coppie di fatto a costituire per il momento una base sulla quale stipulare un Contratto di convivenza. “Grazie a una sentenza del 1993 è possibile stabilire che in seguito alla rottura della convivenza uno dei partner può rimanere a vivere per sempre nella casa dell’ex in comodato d’uso, così come è stato riconosciuto dai giudici anche l’usufrutto di un alloggio” specifica Giacomo Oberto, giudice presso il Tribunale di Torino che ha contribuito alla stesura del manuale che sarà utilizzato dai notai per stipulare i Contratti di convivenza. Allo stesso tempo una coppia non sposata potrà decidere cosa accadrà ai beni acquistati durante la convivenza nel caso dovessero separarsi e prevedere, in caso di malattia, che il partner possa diventare amministratore di sostegno.
I Contratti suggeriti dai notai però non risolvono le questioni legate ai figli e all’eredità, proprio perché manca una legge specifica sulle coppie di fatto e sulle coppie gay come in invece accade in numerosi Paesi europei. Di conseguenza un contratto di diritto privato tra una coppia non sposata può essere impugnato da uno dei due davanti al giudice – se l’altro per esempio non rispetta l’obbligo di pagare la rata del mutuo – ma non è valido presso terzi come un matrimonio: in caso di morte di uno dei partner, possono sempre fare valere i propri diritti di successione una lontana cugina o un parente che legalmente devono ereditare. E questo perché le nozze rientrano nel diritto pubblico.
E manca, sempre per un vuoto legislativo che la giurisprudenza non può colmare, la possibilità di garantire i figli delle coppie omosessuali, normalmente figli biologici soltanto di uno dei due: “In questo caso il legislatore deve necessariamente esprimersi”, spiega Oberto, “perché il ruolo del genitore sociale, inesistente secondo la legge, normalmente viene riconosciuto dai Tribunali per i minorenni. Ma occorre andare davanti ad un giudice”.
Ad ogni modo il 30 novembre sarà la giornata Contratti di convivenza open day per far conoscere concretamente l’iniziativa dei notai italiani. Una data molto vicina al 7 dicembre, quando le associazioni gay scenderanno in piazza per chiedere finalmente una legge per equiparare le relazioni omosessuali e etero.
Fonte:http://www.huffingtonpost.it