La Spezia : indagini su possibile storia di abusi da parte della zia
La Spezia – Lei era come una zia. Correva ad abbracciarla non appena la vedeva e si rifugiava da quella donna poco più che sessantenne e già bisnonna che la ricopriva di carezze affettuosi. Poi…Poi un giorno la bimba – otto anni appena – racconta di baci e succhiotti in parti intime di gonne e mutandine calate. I genitori denunciano il fatto ai carabinieri e la “zia” ieri viene rinviata a giudizio per atti sessuali su minore. Un’accusa infamante che, se provata, comporta una pena dai 7 ai 14 anni di reclusione.
Tutto inizia nel dicembre di due anni fa, in un paese della val di Vara. E’ qui che vive la bimba, assieme ai giovani genitori. Non lontano abita la “zia”: è una donna romena, compagna dello zio del padre. Il rapporto è familiare, l’atmosfera serena. La bimba gioca e si diverte con quella zia adottiva, sono inseparabili.
Poi però, un giorno di dicembre del 2011, racconta ai genitori che la donna, la “zia” l’ha baciata sulle tettine. «Però mi ha detto di non dirvelo, che doveva restare un segreto tra noi», sussurra la piccola. Il padre va subito nella casa dei parenti per affrontare di petto la situazione. E la zia, piangendo, dice che non è vero nulla, che non ha fatto quelle brutte cose, che la bimba si è inventata tutto.
La questione sembra finire lì, ma qualche giorno più tardi a scuola, durante l’ora di ricreazione, la piccola si confida anche con le maestre e svela un altro particolare, quello delle mutandine calate. Le insegnantichiamano subito i genitori che raccontano di essere al corrente del primo episodio, non del secondo. E allora chiedono consigli alle maestre che rispondono di andare dai carabinieri. Cosa che i genitori fanno. Iniziano le indagini. Vengono ascoltate le maestre, i genitori anche la bimba viene ascoltata, sotto la consulenza di uno psicologo. E conferma tutto.
Si arriva a ieri mattina quando la vicenda arriva in tribunale per un’udienza a porte chiuse dove si deve decidere se rinviare a giudizio la donna romena. Viene interrogata la sessantenne che nega ogni accusa. La donna è difesa dall’avvocato Sara Capineri che chiede per la sua assistita il non luogo a procedere, stante l’assenza di prove. Il pm Giovanni Maddaleni di contro chiede l’immediato rinvio a giudizio. E così decide il gup Giuseppe Pavich. La prima udienza del processo si celebrerà il prossimo 9 aprile.
«La mia assistita poteva chiedere un rito alternativo – dirà poi l’avvocato Sara Capineri – o al limite anche patteggiare, ma ha voluto assolutamente andare al rito ordinario, perchè lei è innocente ed è sicura che la bimba si sia inventata tutto. Perchè? Questo lo ignoro».
Fonte: ilsecoloxix.it