La Spezia: Accoltella l’ex per gelosia: il pm chiede quattordici anni, condannata solo a tre
Accoltella l’ex per gelosia: il pm chiede quattordici anni, condannata solo a tre. L’accusa iniziale era di tentato omicidio. Il pm ha chiesto la sua condanna a 14 anni di carcere. I giudici hanno ritenuto congrua la pena a 3 anni di reclusione, ben 11 anni in meno rispetto all’istanza della pubblica accusa. E ciò a motivo della derubricazione del reato in lesioni volontarie e del riconoscimento delle particolari condizioni mentali in cui agì: in stato di gravidanza, in preda alla gelosia, di fronte alla vista del fidanzato mano nella mano con la rivale in amore all’interno di un locale pubblico. Circostanza, quest’ultima, che ha fatto scattare l’attenuante della provocazione. Lei è una giovane di origini dominicane. I fatti risalgono al 18 giugno del 2007.
L’aggressione si consumò all’esterno del locale Tamboo, all’uscita del fidanzato insieme alla nuova conquista. Ci fu un diverbio, una colluttazione e, poi, spuntò un coltello. Con quello la donna infierì nei confronti dell’uomo, allungando la lama all’altezza del cuore.Una ferita «idonea a provocargli la morte» ha concluso il pm Maurizio Caporuscio all’esito della perizia medico legale che si è spinta fino ad individuare l’elemento soggettivo dell’intenzionalità. Di qui la richiesta pensante di pena, 14 anni di reclusione, anche a motivo dell’imputazione relativa dalla detenzione dell’arma proibita e ad un’accusa di evasione dagli arresti domiciliari.
Gli avvocati difensori Michele Fiore e Simone Serafini, ricostruendo la scena dell’aggressione sulla scorta di alcune testimonianze, ha sostenuto che la coltellata maturò nell’ambito di una colluttazione fatta di gesti e fendenti confusi, alla cieca: una dinamica in contrasto con la tesi del colpo mirato al cuore per uccidere. La prospettazione ha convinto i giudici Alessandro Ranaldi, Roberto Bufo e Stefano Vita a non riconoscere l’accusa di tentato omicidio, bensì quella, come detto, di lesioni volontarie. Poi è arrivata l’applicazione dell’attuante della provocazione.
E, in parallelo alla prescrizione per il reato di detenzione abusiva del coltello, la pena è rimasta circoscritta a tre anni di reclusione: due e mezzo per le lesioni volontarie e sei mesi per l’imputazione di evasione. Forse sull’esito del processo ha pesato la circostanza della riappacificazione, seppur momentanea, fra imputata e parte lesa. Oggi ognuno va per la sua strada e il figlioletto nato dalla relazione è seguito dai servizi sociali.
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