Poveri papà separati. Lo dice anche la Corte Europea.
È sempre più il caso di ribadirlo, che spesso, troppo spesso, in caso di separazione a rimetterci in termini non solo economici ma anche affettivi siano quasi sempre gli uomini. Spesso sulle nostre colonne ci siamo occupati di casi di padri separati a cui consorti pretenziose, o figli viziati, chiedevano sacrifici inverosimili.
Gli stessi sacrifici che hanno creato una schiera di nuovi poveri, oltre che di padri esclusi dalla vita dei propri figli. E per cui ora anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ci redarguisce. Dopo l’accusa di invivibilità delle nostre carceri sovraffollate, ecco che ne arriva anche una per la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari.
Questa volta a rivolgersi alla Corte di Strasburgo è stato infatti un padre, Sergio Lombardo, separato e con figlia ormai dodicenne. Figlia che l’uomo a mala pena ha potuto veder crescere, nonostante il permesso concesso da più di un giudizio. Ma forse per meccanismi di rancore, l’ex-moglie ha cercato di estraniarlo dalla vita della bimba; riuscendoci alla perfezione. La separazione è inoltre avvenuta dieci anni fa, molti anni prima della legge 54 del 2006, che con l’introduzione dell’affido condiviso ha avuto in parte il pregio di garantire più tutele al genitore “estromesso”.
La Corte ha messo in evidenza quelle che sono le problematiche, tristi e angosciose, che spesso toccano la vita dei ladri neo-separati, prima tra tutte l’insostenibile e disumana privazione forzata degli affetti figliali. Dando ragione a Lombardo ed alle sue accuse contro le autorità italiane, tribunali e servizi sociali, di mancata diligenza, attenzione ed imparzialità. Ma soprattutto di non aver fatto nulla, ma proprio nulla, per proteggere i suoi diritti di genitore.
Strasburgo ha constatato (ciò che purtroppo molti genitori separati conoscono già per esperienza personale) che purtroppo i tribunali italiani hanno demandato la verifica del rapporto padre-figlia ai servizi sociali. Che troppo speso per carenza di personale e fondi faticano a seguire i casi affidati, dando magari la precedenza ai più disperati. Così anche la mancanza di umanità, di empatia, da parte dei giudici e di procedure standardizzate hanno contribuito a inaridire il rapporto tra i due. Rapporto che col trascorrere del tempo è stato irrimediabilmente danneggiato, senza che i tribunali minorili prendessero delle decisioni efficaci e rapidi in merito.
Non è la prima volta che la Corte Europea si pronuncia in un caso di padre alienato, già due anni fa impose allo Stato italiano di risarcire di 15 mila euro un riminese, vittima di una simile situazione. A questo punto ci si augura che il prossimo Governo metta tra le priorità anche la tutela della paternità. Anche se allo stato attuale io ho qualche dubbio.
Se avete vissuto, o state vivendo, una situazione simile siete invitati a raccontarci la vostra storia.
Fonte:www.StudioCataldi.it