Regione Lombardia: Coniugi separati o divorziati, approvata la legge che tutela i senza casa e chi è in difficoltà economiche
Punteggi maggiori nelle graduatorie per avere un alloggio pubblico, sostegni economici, assistenza. Sono alcuni degli aiuti che Regione Lombardia mette in campo per i coniugi separati e divorziati con figli a carico una fascia di popolazione in condizioni di fragilità sociale che è in aumento. Il Consiglio regionale oggi ha approvato con 42 voti favorevoli e 25 contrari una legge (relatore Antonio Saggese della lista Maroni Presidente) che va in questa direzione e che punta a garantire a questi soggetti una esistenza dignitosa.
Respinte prima della discussione due pregiudiziali sollevate da PD (Marco Carra) e Movimento 5 Stelle (Paola Macchi), con le quali si evidenziavano “dubbi di costituzionalità” per l’esclusione dal provvedimento delle coppie di fatto e perché in esso è anche previsto il criterio dei cinque anni di residenzialità per accedere ai contributi.
L’Aula durante la discussione ha poi accolto un emendamento del M5S (prima firmataria Paola Macchi) con il quale si escludono dagli aiuti i coniugi separati o divorziati che vengano meno ai doveri di cura e mantenimento dei figli, mentre un altro emendamento di PD e Patto Civico (Marco Carra e Roberto Bruni) inserisce tra i soggetti che non potranno richiedere aiuti i condannati con sentenza passata in giudicato per reati contro la persona (violenza sessuale, stalking) e la famiglia (art 570 e 572 codice penale).
Saranno promossi protocolli d’intesa con gli Enti Locali e gli Enti pubblici e privati per la concessione di alloggi a canone agevolato in prossimità del luogo di residenza dei figli o comunque nelle immediate vicinanze; forme di locazione agevolato temporanea per un periodo massimo di trentasei mesi; l’assegnazione di alloggio di edilizia residenziale pubblica in via d’urgenza, in deroga alle graduatorie comunali. Per quanto riguarda il sostegno economico sono previsti interventi di concessione temporanea di contributi e di misure di credito agevolato finalizzati. Il fondo stanziato per l’anno 2014 è di 4 milioni di euro. Il provvedimento prevede anche che la Giunta presenti annualmente una relazione al Consiglio regionale: su questo punto è stato approvato un emendamento presentato dal Presidente del Comitato paritetico di Controllo e Valutazione Carlo Borghetti (PD) che prevede un dettagliato percorso di rendicontazione sull’articolo 8 che riguarda la clausola valutativa della legge. Approvato a larga maggioranza anche un ordine del giorno presentato da Gallera e dal relatore Saggese che invita la Giunta, a un anno dall’entrata in vigore della legge, a valutare compatibilmente con le risorse disponibili l’estensione degli aiuti anche al genitore non coniugato.
Il dibattito e il voto
La maggioranza di centrodestra ha votato favorevolmente, mentre Pd, Patto Civico e Movimento 5 Stelle hanno votato contro ribadendo, di fatto, i dubbi espressi con le pregiudiziali. Marco Carra ha parlato di provvedimento “discriminatorio” perché nell’escludere dalla legge le coppie di fatto con figli si “è andati a togliere dignità a molti lombardi’ . Non è una legge sulla famiglia ma una legge di aiuti alla genitorialità. Una società che cambia ha bisogno di strumenti nuovi per affrontare le realtà nascenti ma questo provvedimento utilizza ancora strumenti vecchi”. Concetto ribadito anche da Umberto Ambrosoli del Patto Civico : “si poteva fare – ha detto- una scelta coraggiosa, una scelta di laicità e di imparzialità, da indicare al Paese. Invece, calpestando il buon senso e utilizzando l’unico criterio dell’ideologia, è stata approvata una pessima legge, tutta ideologica e fonte di diseguaglianza “.
Per la Vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi il “provvedimento è sbagliato e inutile, pieno di accanimento ideologico come dimostra il fatto di avere inserito la residenzialità nonostante si sappia che già con i paletti attuali nessun immigrato potrà beneficiare degli aiuti”. Per Paola Macchi del Movimento 5 Stelle “si è persa l’occasione per dare una vera e propria risposta, senza distinguere tra genitori di serie A e di serie B”.
Anche per Luca Del Gobbo, capogruppo del Nuovo Centro Destra “la legge è il tentativo di dare una risposta a un’emergenza che negli ultimi anni si registra nella nostra regione”. Per Stefano Bruno Galli della Lista Maroni Presidente “il provvedimento è contro le derive disgregative della famiglie che oggi sono forti, come dimostra proprio la cronaca di questi giorni”. “L’obiettivo di questa legge – ha detto Silvana Saita della Lega Nord – è quello di contrastare i rischi di nuove povertà e garantire al contempo la piena espressione del ruolo genitoriale. Mai più mamme o papà costretti a vivere in una automobile a seguito di una separazione”. Secondo Riccardo De Corato capogruppo dei Fratelli d’Italia, “l’opposizione invece di aiutare questi padri si è arenata su questioni ideologiche. Ma mentre il Comune di Milano è la capitale dei registri, da quello delle unioni di fatto a quello per il testamento biologico, noi in Regione siamo legati alla famiglia”. Soddisfatta anche Elisabetta Fatuzzodei Pensionati che ha parlato di “provvedimento importante che cerca dare le prime risposte a una grande piaga”.- (mag)
Decisamente un provvedimento da parte della regione Lombardia importante che cerca di dare le prime risposte a una grande piaga.
Una attenzione che viene data alle coppie che si separano è decisamente maggiore che in altre realtà, e che sicuramente deriva dalla elezione in consiglio regionale di Antonio Saggese membro di Papà Separati Lombardia, presenza decennale dell’ associazione in Lombardia.
Pur essendo un grande passo avanti che punta a garantire ai soggetti una esistenza più dignitosa, ritengo, che contenga alcune carenze che sono state anche evidenziate nel dibattito.
Non si può definire una legge di aiuti alla genitorialità, se vi è una discriminazione di trattamento nel momento in cui non viene presa in considerazione la coppia di conviventi che vivono la separazione, creando una legge a favore della famiglia e di coloro che si separano.
Ritengo che si sia persa l’occasione per dare una vera risposta senza creare genitori di classe A e classe b e di conseguenza una discriminazione nei confronti dei figli stessi che subiranno le difficoltà che riscontrano i loro stessi genitori.
Anche la regione Liguria nel 2008 aveva avuto, con l’ approvazione della legge 34 ( prima legge regionale realizzata in Italia), che andava nella direzione degli aiuti a quella fascia di cittadini che entravano nel vortice della separazione, purtroppo ad oggi non è stata finanziata a causa della mancata volontà della giunta Burlando e dell’assessore Rembaudi.
Mauro Lami
Presidente P.S.Liguria