TRENTO: ASSISTENTE SOCIALE SANZIONATA DALL’ORDINE
L’Ordine degli Assistenti Sociali di Trento ha comminato la sanzione della Censura all’assistente sociale che alcuni anni fa, in viva voce, davanti a due rappresentanti delle forze dell’ordine attoniti, aveva minacciato una bambina. Purtroppo per lei queste minacce sono state registrate sull’ipod della bambina e in seguito trasmesse in una puntata di Mattino Cinque. Nel corso della trasmissione, la dott.ssa Franca Bonin, Vicepresidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, aveva promesso che la vicenda avrebbe avuto un seguito. E così è stato. La censura è la seconda sanzione in ordine di gravità che può essere amministrata a un’assistente sociale, ed è inflitta nei casi di abusi o mancanze, compiuti senza dolo, che siano lesivi del decoro e della dignità della professione. Finalmente un po’ di giustizia per queste bambine e questa famiglia in una vicenda che, aldilà del caso di specie, ha presentato e tuttora presenta svariate irregolarità. L’avvocato della mamma, Francesco Miraglia, si è detto soddisfatto ma continuerà le azioni necessarie per assicurare alla famiglia un giusto e congruo risarcimento danni: “Questa bambina e la sorella hanno dovuto soffrire per parecchi anni lontano dalla mamma. Possiamo affermare con ragionevole certezza che le cause delle sofferenze della famiglia siano state anche le azioni di questa operatrice. Infatti, da quando la famiglia è stata affidata a un altro servizio sociale la situazione si è subito risolta: la mamma e il papà si sono riappacificati e hanno raggiunto un accordo. Ora le bambine, che nel giorno di Natale di due anni fa avevano scritto una commovente lettera al giudice chiedendo di stare metà tempo con il papà e metà con la mamma, potranno godere dell’affetto di entrambi i genitori.” Continua l’avv. Francesco Miraglia “Certa è la soddisfazione per la presa di posizione dell’Ordine di Trento, ma altrettanto certa è l’amarezza di sapere che le sorti di alcune famiglie o bambini sono in mano a siffatti operatori, che per fortuna sono pochi, di fronte alla stragrande maggioranza di operatori che svolgono il proprio lavoro in modo diligente, attento e sensibile. Mi auguro che questa vicenda serva anche ai magistrati, che troppo spesso considerano le relazioni degli operatori sociali come la verità assoluta, affinché prima di prendere qualsiasi provvedimento si assicurino di avere riscontri certi e incontrovertibili, soprattutto quando si parla di famiglie e dell’allontanamento di un bambino dai propri genitori.” Anche il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che segue la vicenda da alcuni anni, è molto soddisfatto dell’esito dell’azione disciplinare. Secondo Silvio De Fanti, Vicepresidente del CCDU: “I comportamenti lesivi nei confronti della famiglia e delle bambine nascevano da pregiudizi verso la madre che non avevano alcun fondamento oggettivo se non una perizia fatta alcuni anni fa, e segnata da forti sospetti di infondatezza a causa dei conflitti di interessi tra una psicologa incaricata dal tribunale e l’avvocatessa del padre. Sono anche frutto della cultura coercitiva tipica della psichiatria istituzionale, che ad esempio, ammette la contenzione (legare i pazienti ai letti) o permette l’uso della forza per costringere le persone ad assumere psicofarmaci contro la loro volontà. Per la psichiatria o la psicologia istituzionali, l’allontanamento di un bambino dagli affetti famigliari, anche in assenza di reali abusi sessuali o maltrattamenti, è ammissibile. Purtroppo queste perverse teorie hanno impregnato anche il campo dell’assistenza sociale e della giustizia minorile come nel recente caso del bambino di Trento sottratto agli affetti famigliari per ben quattro anni. Anche lì, infatti, alla base dei provvedimenti c’era una perizia che prevedeva l’uso della forza contro il bambino e il suo allontanamento coatto dalla famiglia. Questa cultura della sopraffazione deve cessare e questa sanzione è un primo segnale positivo, soprattutto se guardiamo a chi l’ha deliberata.” E Gabriella Maffioletti, delegata nazionale di Adiantum, rincara la dose: “Non mi riterrò soddisfatta finché questa assistente sociale e tutte le operatrici e professionisti che in questi anni hanno permesso il fenomeno degli «allontanamenti facili» non saranno riassegnati. Chiunque abbia commesso degli errori tanto gravi nei confronti dei minori non deve più lavorare con i bambini. Mi auguro anche che le istituzioni mettano in atto quella riforma che chiediamo da anni.” – See more at: http://www.secolo-trentino.