Femminicidio, Omi-cidio, Femminismo, Maschilismo, ……
Lo scrivo qua, anche perché varie amiche mi hanno contrapposto artigli, compulsioni sdegnate, rabbia schiumosa. Ed allora, se ne hanno voglia, che leggano e rileggano quanto ho da scrivere. E se la rabbia, nonostante tutto, permarrà, son libere di cancellare l’amicizia. Sopravviverò alla loro schiuma.
Ho affrontato il tema del femminicidio cercando di offrire una prospettiva che si nega ma che ben esiste. Ossia quella che – dati ufficiali alla mano, mica elucubrazioni maschiliste – svela che non c’è alcun allarme (ergo, numeri al di fuori dell’ordinario) di violenza sulle donne ma c’è un problema, questo si, di violenza in famiglia. Che va affrontato e risolto. Senza distinzione di generi. Senza fondamentalismi, con serietà. Per il bene di tutti, poiché la società è fondata sulla famiglia. E se si sgretola, crolla l’intera società. Così come pare stia avvenendo.
La famiglia tuttavia non è solo fondata sul rispetto e sull’educazione. Ma direi anche sulla verità. Perché la verità è un valore.
Per fare ciò (indicare una diversa prospettiva) ho riportato dati ufficiali ONU che attestano in Italia un numero di morti femminili ben al di sotto della media europea, allineati con quelli degli Stati Uniti. Mi è stato risposto che si vabbè ma occorre analizzarli nel dettaglio: quanti di questi avvengono per mano maschile ed in famiglia? Ho risposto: si, giusto, facciamolo. Nessuno ad oggi però mi ha fornito questo esame, né numeri ufficiali al riguardo.
A dati ufficiali si risponde solo con le critiche vacue.·
Ho criticato che il numero di 100 (o 120) donne uccise in famiglia nel 2012 sparato dai giornali era un numero sparato a vanvera perché non esisteva (e non esiste) alcuna fonte ufficiale. Una mistificazione immaginifica. Un esempio di gravissima distorsione del pensiero, di pessimo giornalismo, di carburante per il fondamentalismo ove non nasca addirittura da esso. Da deprecare, censurare, avversare.·
Giornalismo spazzatura teso ad alimentare un dibattito, il quale poi distorce i comportamenti e diviene un dogma. Il dogma produce effetti devastanti perché alimenta i comportamenti: la prassi dei tribunali contra legem (il falso affidamento condiviso su tutti); l’atteggiamento degli avvocati, degli assistenti sociali, degli psicologi, dei consulenti, soprattutto se mediocri e disonesti.·
L’opinione pubblica alimenta un pensiero dominante: si tuteli sempre la donna (a prescindere), si comprimano i diritti degli uomini (in quanto cattivi, a prescindere), si sacrifichino i diritti dei minori nella formula ipocrita peraltro di segno opposto (nell’interesse dei minori). Nel fare ciò: si sacrifichino i diritti degli uomini, si esaltino i doveri, si annichiliscano le sue libertà patrimoniali. Tutto ciò con la veste ipocrita (e violenta, perché profondamente ingiusta) di invocare la parità dei diritti per il genere femminile, salvo voler sacrificare quasi integralmente i pari diritti degli uomini.
Questo dibattito, imposto con prepotenza, alimenta violenza, diseguaglianze e produce vittime. Di qualunque sesso, peraltro. Mica solo uomini. Ci sono i figli degli uomini, ci sono le nuove compagne degli uomini, ci sono le madri e le sorelle degli uomini. Uomini e donne, nel tritacarne del fondamentalismo inoculato sottopelle. Questo è quello che definisco femminismo virulento e violento. Ossia, esattamente speculare all’altro fondamentalismo: il maschilismo che a lungo ha relegato la donna ad un ruolo gretto, di incubatrice e di oggetto sessuale.
Solo a trattare tali temi si è bollati come eretici, scomunicati e condannati all’oblio. Sono temi incandescenti, d’accordo. Chiedo solo di confrontare il proprio pensiero. Non certo di adottare il mio.
Mi sono attirato il livore delle femministe radicali, quelle che “la donna va tutelata sempre e comunque”, a prescindere, perché la donna è brava, santa e vergine e come tale incapace di fare del male a chiunque ed anzi vittima di violenze inaudite. Si vuole far credere che viviamo in un mondo (quello italiano, in primis) composto da maschi cavernicoli, potenziali stupratori e violenti, che detengono il potere e che impediscono l’accesso alle donne, che sfruttano le donne, le sottopagano, ne violano costantemente i diritti, le strumentalizzano, mercificandone il corpo. Mentre loro subiscono tutto ciò. Si vuole far credere che viviamo in un mondo dove domina la disparità di diritti e che siamo simili al Pakistan. Mi oppongo a tali distorsioni e a tali paranoie di pensiero. Con la forza della mia libertà. Incomprimibile, anche con l’inaudita violenza (di critica che è sfociata anche nella diffamazione) che mi ha investito in queste settimane.
C’è chi correttamente mi ha fatto notare che l’Italia è arretrata poiché, visto dall’America, è un Paese in cui domina la cultura berlusconiana, quella maschilista becera, quella gretta imposta dai mass media. Ho riflettuto ed ho replicato che, se è vero che la cultura dominante apparente sia quella maschilista (ma per vero, quella gallista, concetto che ritengo differente, poiché più pregno di vanità e poco accompagnato dalla sostanza), è pur vero che non ritengo corretto dipingere (sempre e comunque) la donna come vittima e l’uomo come il suo carnefice. Chi ha costretto centinaia di donne a fare la fila per offrirsi come amazzoni a Gheddafi quando qualche anno fa si è presentato con le sue tende? Chi costringe le donne, a migliaia, a fare la fila per diventare velina e mercificare così la propria immagine? Chi costringe le donne in Italia a rifarsi dal chirurgo plastico per raggiungere posizioni che altrimenti non raggiungerebbero? Chi impone alle donne di andare a sculettare e a mostrare scollature in TV ogni giorno, invece che a rappresentare la forza delle loro idee? Chi usa sempre e comunque l’arma della seduzione per condizionare le scelte degli uomini? Ma gli uomini per dinci! si obietta. A me invece pare che sia una libera scelta delle donne. Una comoda scelta delle donne. Certo, non di tutte. Conosco tante donne intelligenti che non lo farebbero mai.
Chi nega che vi siano morti e violenze orrende nei confronti delle donne? Non io. Nego solo che vi sia un numero allarmante tale da denunciare un’emergenza.
Chi nega che la violenza fisica sia di dominio dell’uomo in danno della donna? Non io. Che però nego come la donna non sia altrettanto capace di provocare violenza fisica all’uomo (come dimostrano i numerosi casi che lentamente affiorano e che vengono gravemente sottaciuti o nascosti nelle pieghe dei giornali; o come dimostra l’aumento vertiginoso del bullismo al femminile) e soprattutto ribadisco come, per certi versi, la violenza psicologica possa essere ancor più devastante di quella femminile (chi può sostenere che l’alienazione di un figlio per il padre, per anni o per tutta la vita, non sia altrettanto devastante di una gravissima lesione o addirittura della morte?).·
Chi nega che vi sia un aumento della violenza in famiglia? Non io. Nego solo che ciò coinvolga esclusivamente le donne come vittime. I dati che ho esaminato (e riportato in questi giorni) dimostrano con studi scientifici e studi seri che c’è, al contrario, un aumento della violenza femminile. Ne vogliamo parlare o la vogliamo ignorare? Non è un atteggiamento ipocrita questo?·Chi continua a negare che il problema sia generale e si sofferma solo su un problema di genere è come chi si limita a guardare il dito di chi indica la luna. Non vede la luna. E chi non vede la luna non vede il mondo intero.
Con i miei scritti voglio solo denunciare un pensiero fondamentalista che si sta affermando pericolosamente, inoculando un livore di genere, e imponendo (condizionando il dibattito) scelte pericolose per tutti. Non può esservi alcuna uguaglianza, libertà ed armonia se continuiamo ad ignorare tutto ciò.
Ecco perché (e non è solo una provocazione) suggerirei di passare dalla “Giornata della violenza sulle donne” (che pur se istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per il 25 novembre, come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) alla “Giornata della violenza in famiglia”. Ma son sicuro che anche questa proposta provocherà l’orticaria a qualcheduna. Ecco, speriamo che qualche “duna” lasci spazio a nuove ventate di pensiero. Più libere.
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