La Caritas ‘corregge’ l’Istat: “I poveri in Italia sono 8.370.000 e non 7.810.000”
I numeri della povertà fanno ancora discutere, soprattutto se la tendenza è al “ribasso”. I poveri in Italia sono 8.370.000 e non 7.810.000 come dicono i dati ufficiali dell’Istat, ossia circa 560 mila persone in più (+ 3,7%), si sostiene nel decimo rapporto sulla povertà ed esclusione sociale della Caritas Italiana e della Fondazione Zancan, presentato oggi a Roma.
”Non è vero – afferma il rapporto – che siamo meno poveri come farebbero pensare i dati ufficiali sulla povertà, del luglio 2010”, che parlano di povertà stabile. Un’affermazione che si basa su calcoli che danno ”un’illusione ottica”. Alle stime sui poveri, va aggiunto un 10%, quindi circa 800 mila italiani, di “impoveriti”. Persone che pur non essendo povere hanno però cambiato il proprio tenore di vita e vivono in ”forte fragilità economica”.
Ecco perché secondo la Caritas i dati Istat non sono realistici – “Secondo l’Istat lo scorso anno l’incidenza della povertà relativa è stata pari al 10,8% (era 11,3% nel 2008), mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%. Secondo l’Istat si tratta di dati ‘stabili’ rispetto al 2008. In realtà di tratta di un’illusione ‘ottica’: succede che, visto che tutti stanno peggio, la linea della povertà relativa si è abbassata, passando da 999,67 euro del 2008 a 983,01 euro del 2009 per un nucleo di due persone. Se però aggiornassimo la linea di povertà del 2008 sulla base della variazione dei prezzi tra il 2008 e il 2009, il valore di riferimento non calerebbe, ma al contrario salirebbe a 1.007,67 euro.
Poi ci sono le persone cosiddette “impoverite” – Si tratta di coloro che pur non essendo poveri, vivono in una situazione di forte fragilità economica. Sono persone che, soprattutto in questo periodo di crisi, hanno dovuto modificare, in modo anche sostanziale, il proprio tenore di vita, privandosi di beni e servizi, precedentemente ritenuti necessari”. Ecco alcuni dati che confermano questa situazione: nel 2009 il credito al consumo é sceso dell’11%, i prestiti personali del 13% e la cessione del quinto a settembre 2009 ha raggiunto il +8%. Il rapporto calcola un 10% in più di poveri da sommare agli oltre 8 milioni stimati.
Ottocentomila ridotti in povertà da divorzi e separazioni – Secondo i dati, tanti impiegati ed operai, l’80% uomini, vengono “salvati” ogni giorno dalla Caritas. Un fenomeno che ha visto 50 mila casi a Milano, 90 mila a Roma. E’ l’allarme dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, in relazione al rapporto Caritas/Zancan sulla povertà. “Anche impiegati ed operai che, sulla carta, godono di una busta paga di circa 2.000 euro netti al mese, e quindi non censiti tra i cosiddetti ‘poveri’, possono trovarsi in situazioni di tracollo economico laddove devono versare per il mantenimento dei familiari e/o per il mutuo della casa coniugale quasi il 70% del loro stipendio”, spiega il presidente nazionale dell’Ami Gian Ettore Gassani.
E’ forviante legare l’analisi alla mera dichiarazione dei redditi in quanto essa non chiarisce le posizioni debitorie delle persone separate o divorziate. Soltanto nella città di Milano ci sono 50 mila separati che vivono da clochard mentre a Roma il numero si aggira intorno ai 90 mila. Recenti proiezioni del Centro Studi Ami svelano che entro dieci anni tali numeri sono destinati a raddoppiare. Un terzo dei separati-barboni dorme in auto mentre la restante parte in piccoli monolocali, dormitori o da amici e parenti”. Secondo l’Ami “urge una politica sociale nazionale per garantire ai nuovi poveri, prodotti dallo sfascio di molte famiglie, il reperimento di alloggi e la messa a disposizione di servizi di tipo psicologico”. “Nel nostro Paese – sostiene Gassani – soltanto a livello regionale o comunale, Liguria, Piemonte, Roma, Bolzano e qualche altra realtà, sono state messe a disposizione di questi nuovi ‘barboni’ abitazioni e sostegni economici e psicologici.
La solidarietà dev’essere un valore sentito da un’intera nazione e non solo il frutto dello spontaneismo di una singola regione o di una singola città. Alla base di molti fatti violenti, in cui le vittime sono familiari, vi è anche la disperazione di chi ha perso tutto e non ha vie d’uscita. Una solidarietà nazionale servirebbe a prevenire, almeno in parte, la consumazione di gravi fatti di sangue. Senza la Caritas ed altre associazioni similari circa mezzo milione di dignitosissimi italiani, tra cui molti padri di famiglia, sarebbe costretto a vivere sotto i ponti o a morire letteralmente di fame”.