Assolto dall’accusa di violenza sessuale e stalking denunciato dalla ex solo per vendetta
Savona. Nel 2009 la sua ex amante lo denuncia per violenza sessuale e stalking. Un anno dopo è rinviato a giudizio e, nel marzo del 2013, dopo tre anni di processo in tribunale a Savona, è assolto dall’accusa di aver abusato della donna, ma non da quella di stalking. Lo scorso 24 ottobre, dopo una battaglia giudiziaria lunga più di quattro anni, la Corte di Appello di Genova ribalta la sentenza di primo grado e lo assolve “perché il fatto non sussiste”. Protagonista di questa odissea è un quarantenne valbormidese che, dopo la sua assoluzione, ha voluto raccontare come, da un giorno all’altro, si sia ritrovato a rispondere delle accuse di essere uno “stupratore” e uno “stalker”.
“Sono stato calunniato e denunciato per vendetta – si sfoga l’uomo -. Non riuscivo a guardare in faccia i miei figli, temevo di non poter dimostrare la mia innocenza. Sono stato sbattuto come un mostro sui giornali trattato come tale. Non sono una persona violenta, magari quando mi arrabbio parlo, ma le mani le ho sempre tenute a posto. Questo mio sfogo lo faccio perché ci sono tanti uomini e tante donne che non ottengono giustizia. Quello della violenza sulle donne è un tema difficile: sono assolutamente favorevole alle leggi che le tutelano, ma credo che in certi casi queste possano avere un effetto devastante come è successo a me”.
“Ho vissuto anni d’inferno per colpa di una vendetta personale dopo una storia finita. Fortunatamente sono riuscito a fornire dei riscontri che mi hanno scagionato, ma non oso immaginare cosa poteva succedermi se così non fosse stato” confida il quarantenne valbormidese che decide poi di raccontare più nel dettaglio i contorni della sua personale vicenda: “Io e la donna che poi mi ha denunciato abbiamo avuto una relazione extraconiugale per quasi quattro anni poi, nel 2009, lei decise di separarsi dal marito e di tornare a vivere coi suoi genitori. In quel momento, di fatto, mi mise davanti ad un bivio: o ti separi anche tu o la nostra relazione non può andare avanti. Io le avevo sempre detto che non mi sarei mai separato e, all’inizio, lei cercava di fare leva sulla mia gelosia dicendomi che sarebbe andata con altri uomini. Di lì a poco, eravamo più o meno nel mese di maggio, il rapporto si incrinò e iniziammo a mandarci messaggi di insulti reciproci, ma io non potevo immaginare cosa sarebbe successo”.
“Quando sono stato rinviato a giudizio mi sentivo distrutto, ma mi sono deciso a far valere le mie ragioni in tribunale. Per fortuna l’accusa più infamante è caduta già in primo grado ed essere assolto per la violenza mi ha fatto gridare dalla felicità, ma non ha cancellato quello che ho passato nei tre anni di processo e il dolore per la condanna a nove mesi per stalking e così ho scelto di andare in Appello” prosegue l’uomo che rivela anche il dettaglio che lo ha “salvato” dalla condanna per l’abuso sessuale: “E’ stato grazie ad un albergo. Solo così ho potuto far emergere che lei aveva mentito e si era inventata tutto”.
“Nella denuncia – precisa – aveva detto di essere stata violentata in macchina, in una zona isolata, nei primi quindici giorni di maggio. Fortuntamente mi sono ricordato che in quel periodo ci eravamo incontrati in un hotel, una circostanza che lei ha negato con decisione pensando forse che io non potessi dimostrarlo. Per mia fortuna il titolare della struttura è venuto a testimoniare portando le registrazioni dei nostri documenti al momento del check in e lei è stata smentita facendo vacillare la sua credibilità. Ovviamente questo dettaglio è stato utile anche per screditare la tesi dello stupro: se un uomo ti violenta difficilmente dopo vai a passare qualche ora in un albergo con lui”.
“A quel punto lei ha cercato di posticipare la data dell’abuso, ma ormai era tardi e, per fortuna, i giudici hanno capito che mentiva. E’ anche caduta in contraddizione su alcuni dettagli relativi al suo abbigliamento: prima aveva detto di aver addosso dei pantaloncini corti, poi erano diventati dei jeans quando io avevo fatto notare che quel maggio era stato freddo e piovoso. Insomma è stato chiaro che si fosse inventata la storia della violenza, ma questo, nonostante io abbia prodotto i tabulati dei telefoni che dimostravano che lo scambio di sms fosse reciproco, non è bastato a far cadere l’accusa di stalking” racconta l’uomo.
“In appello per fortuna è andata diversamente e sono riuscito a dimostrare che, in diversi mesi, soltanto una volta sono andato nel comune dove si era trasferita con i genitori e l’ho fatto per lavoro. Il mio telefono non aveva mai agganciato celle di quella zona in altre occasioni e quindi come avrei fatto a pedinarla?” si sfoga il quarantenne valbormidese che aggiunge: “Ricordo che ero terrorizzato all’idea di incontrarla per caso. Mi dicevo se per caso mi vede chiama i carabinieri e dice che la stavo seguendo..”
“Per fortuna adesso posso dire che tutto è finito bene e non posso che ringraziare la professionalità degli avvocati Abbondio Causa e Roberto Nasuti che hanno seguito il mio caso. Non posso però cancellare quello che ho passato: è vomitevole che esistano certe donne che approfittano di leggi per vendette personali. Per fortuna non tutte sono così basti pensare che la mia ex moglie, ormai ci siamo lasciati, ma siamo in ottimi rapporti, è venuta a testimoniare al processo raccontando che non sono mai stato un uomo violento. Ovviamente – conclude il quarantenne valbormiese – ci sono anche uomini che abusano delle donne ed è giusto che paghino, ma se ripenso al mio caso non posso che chiedermi quanti mariti, fidanzati e amanti siano denunciati per vendetta. Spero che a nessuno capiti quello che è successo a me”.
Fonte: www.igv.it