Bolzano, case-albergo per i padri separati.Sono i nuovi poveri
Repubblica — 02 agosto 2008 · pagina 18 · sezione: CRONACA
MILANO – Le separazioni coniugali, si sa, costano care. Soprattutto alle coppie con figli, costrette ad affrontare un improvviso aumento delle spese con conseguente impoverimento generale della famiglia. A precipitare nel disagio economico, sempre più spesso, però, sono i padri. Rimasti soli, costretti a lasciare la casa alla moglie e ai figli più piccoli, oltre a versare il dovuto assegno di mantenimento. Ad ascoltare il loro grido di dolore ci ha pensato adesso il Consiglio provinciale di Bolzano, che ha approvato un progetto, certamente destinato a sollevare un mare di polemiche, che prevede la realizzazione di case-albergo su misura per i padri separati. Fino ad oggi questo tipo di appartamenti era destinato solo a immigrati e handicappati. Esultano così le associazioni che raggruppano i papà separati. Racconta Elio Cirimbelli, combattivo presidente dello storico Centro Asdi, Assistenza separati e divorziati di Bolzano ( ispiratore del provvedimento): «Inutile negarlo, i più penalizzati dalle separazioni coniugali sono quasi sempre gli uomini. Sono loro i nuovi poveri. La nuova emergenza sociale».
E fa un esempio concreto: «In una famiglia in cui marito e moglie lavorano entrambi, con 1.300 euro al mese lui e altrettanti lei, insieme riescono a pagare la rata mensile del mutuo di 600 euro. Quando si separano la rata viene divisa a metà, 300 euro a testa, ma l’ appartamento rimane alla donna, cui va anche un assegno di 500 euro per il mantenimento dei figli. Senza casa, con soli 500 euro al mese, il padre non riesce più a vivere. A malapena affitta un monolocale. Ecco perché è giusto che le istituzioni si occupino finalmente di lui. Anche per il bene dei figli». Il laboratorio Bolzano (un piccolo rifugio privato per i papà separati, cinque stanze con bagno, era stato aperto quattro anni fa proprio dal Centro Asdi) può diventare un modello per la famiglia italiana in difficoltà? Non ne è per nulla convinta Annamaria Bernardini de Pace, nota matrimonialista milanese, specializzata in separazioni eccellenti: «Smettiamola con tutto questo vittimismo dei padri separati. Non se ne può più. A soffrire, in egual misura, sono i padri e le madri. Giusto quindi realizzare case per aiutare i genitori che si separano, siano essi maschi o femmine. Sono cittadini alla pari. Non capisco perché si debba pensare solo ai padri e non alle madri. Si facciano case-albergo per famiglie separate. Conosco molte madri che si trovano in condizioni economiche tremende, dopo la separazione, perché gli ex mariti non danno i soldi pur avendoli. I separati devono avere pari diritti, pari doveri, pari disagi e pari opportunità». Di diversa opinione il sociologo Enrico Finzi, grande conoscitore del tema della famiglia, secondo cui «la costituzione di case protette per i padri è assolutamente avanzata, perché sono proprio i padri a trovarsi troppo spesso in difficoltà»: «è ovvio che ci sono dei casi in cui saranno le madri e non i padri a dover essere accolte. Nessuno vuole fare del femminismo all’ incontrario. Quello che è importante capire è che bisogna creare nuove condizioni non tanto a favore dei padri o delle madri, ma dei figli. Se troppo spesso si è favorita la madre, aiutare il padre serve invece a tutelare i minori. Il nuovo diritto di famiglia ha un valore etico. Indica un principio: è vero che nella società secolarizzata abbiamo introdotto e difeso il divorzio, come un diritto. Ma è anche vero che nessuno ha stabilito il divorzio dei genitori dai propri figli. Ci si separa, insomma, dal partner, mai dai figli». Sul sito dell’ associazione onlus “Papà separati” (www.papaseparati.it) che promuove la consapevolezza della paternità nella separazione, è possibile leggere tantissime storie di padri che faticano come matti a vedere i loro figli. Ma è possibile, attraverso il blog, ottenere solidarietà, consigli pratici, legali, psicologici, tecnici, ottenere aiuti nelle emergenze. Come anche nel sito www.padriseparati.it , dove dilagano le lettere dei padri contro i giudici “madre-centrici”. Padri che vogliono poter vedere il figlio come minimo il 50 per cento del tempo. «Altro che un pomeriggio alla settimana ed un week-end alterno». – CARLO BRAMBILLA