Bullismo: prima di tutto è «questione di famiglia»
Dallo scherzo all’ insulto, fino allo spray che manda in ospedale 70 ragazzi. Talora tutto nasce dalla confusione, fin dalle elementari: molti bambini non distinguono scherzo da insulto, presa in giro da umiliazione.
Sparisce un astuccio. Un libro. Una scarpa.
Se il malcapitato sa prenderla nel modo giusto e non mostra sofferenza né insofferenza, finisce lì. Altrimenti: «É uno scherzo», dice il colpevole al compagno/a che si dispera, si arrabbia, si chiude in sé.
Il gusto di aver avuto successo incita i colpevoli a continuare .Ci sono bambini che ogni giorno tornano a casa con qualcosa di rovinato e uno zaino di canzonature sulle spalle.
«Tiriamole su la gonna» (scuola d’infanzia). «Lei ha reagito bene, io invece non sono capace e adesso m’inseguono sempre, non voglio più andare a scuola» diceva una bimba, II elementare.
Fermiamoci qui.
La sensibilità che vieta di ferire gli altri richiede empatia. Il rispetto che impone di non violare spazi e cose altrui e non permette siano violati i propri richiede un chiaro concetto della privacy e di ciò che è mio, tuo, comune.
Se in famiglia ognuno pretende e dà rispetto, a persone e cose, anche i figli lo sapranno dare e pretendere.
Se l’umiliazione in famiglia non esiste («sei stupido…») i bambini non sminuiranno gli altri.
Se in casa le donne sono stimate, e si evita ogni commento ammiccante sulle veline, sarà difficile che i maschietti offendano le bambine e che queste si lascino offendere.
E se si esercitano i bambini a mettersi nei panni degli altri, e ci si mette nei loro, si svilupperà l’empatia.
Quanto allo scherzo, in poche famiglie ci si prende in giro quel po’ che insegna a non offendersi per piccole burle e a distinguerle da quelle pesanti. Peccato!