Caso Bibbiano e affidi in Liguria. Lettera aperta Papà separati: critiche a Cgil e RaS
Ecco la “lettera aperta” dell’associazione dei Papà separati Liguria, inviata ieri dal presidente Mauro Lami al sindaco di Genova Marco Bucci, agli assessori competenti e ai capigruppo consiliari.
“Leggiamo che la giusta decisione dell’assessore Francesca Fassio di ‘rivedere tutta la materia dei minori con particolare riferimento al percorso degli affidi sia alle comunità che ai servizi sociali e alle famiglie’ anche a seguito della riscontrata presenza di incarichi di supervisione e di formazione degli operatori del Comune conferiti a persone indagate nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni, ha suscitato reazioni sdegnate.
Il sig. Gianni Pastorino, consigliere regionale dell’opposizione (Rete a Sinistra, ndr), legge tale decisione come ‘criminalizzazione indiscriminata del lavoro fatto con i minori’.
Noi invece pensiamo che la decisione dell’assessore Fassio vada nella direzione giusta.
Ovvero quella di tutelare innanzitutto i minori della nostra città, ma anche gli assistenti sociali e gli operatori che quotidianamente svolgono con professionalità, preparazione e competenza il proprio lavoro e di ricostruire una fiducia che si è smarrita non certo per le decisioni dell’assessore Fassio, ma per una serie di problematiche che noi e le tante famiglie coinvolte conosciamo perfettamente e da anni segnaliamo, inascoltati, in ogni sede.
Non lo scriviamo noi, ma l’autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza: spesso questi procedimenti, che portano a fratture insanabili e tragiche tra genitori e figli, avvengono con tempistiche e procedure non chiare, non è garantito il contraddittorio e la partecipazione, risultano conflitti di interessi e reti tra operatori che non vanno nell’interesse del minore: tutto ciò è facilitato dall’assoluta mancanza di trasparenza.
L’inchiesta Angeli e Demoni, nonostante si cerchi di circoscrivere i fatti, ha fatto emergere non singoli casi, ma un sistema, e fa nascere, rispetto alla realtà genovese molte domande.
L’affidamento degli incarichi di supervisione e formazione allo psicologo (laureato in Lettere) indagato, nonostante non fosse in possesso dei requisiti prescritti dalle disposizioni interne del comune, non è soltanto un illecito amministrativo, che va eventualmente sanzionato.
C’è evidentemente di più: per quale motivo era così importante che quello psicologo avesse contatti con gli assistenti sociali e gli operatori e li formasse? Chi ha preso l’iniziativa di coinvolgerlo? Da questi contatti sono scaturite delle decisioni? In quanti casi vi sono stati contatti tra persone legate a Foti, Hansel e Gretel e la collegata Rompere il silenzio e minori o famiglie in difficoltà? Quali sono stati gli esiti? Nella supervisione o attraverso contatti informali si discutevano casi concreti? Quante persone sono state seguite dal Progetto Arianna? Quali sono stati i costi? Quali sono stati gli esiti?
È pertanto giusta la decisione dell’assessore Fassio di accendere una luce su situazioni di cui purtroppo si sa troppo poco.
Ed è necessario che si rompa finalmente il silenzio. Che vengano fatte, dai tanti operatori onesti e corretti che esistono le dovute denunce alla magistratura, laddove esistono pressioni, reti, procedure, prassi non trasparenti.
Questo nell’interesse degli operatori stessi, dei minori e delle famiglie.
È necessario che si faccia luce sull’utilizzo di fondi pubblici, che pur sempre più ridotti sono consistenti e che devono essere utilizzati (in quanto limitati) per intervenire nelle situazioni di reale bisogno, per proteggere i minori e le vittime di violenza con la massima trasparenza, chiarezza, professionalità e accountability.
Pertanto, chiediamo all’assessore Fassio di andare avanti, di indagare sull’intero sistema, di presentare le necessarie denunce laddove si rilevino comportamenti scorretti, conflitti di interessi, reti mirate ad orientare i risultati dei procedimenti.
Auspichiamo che a conclusione di questo percorso si pervenga finalmente a un sistema che tuteli maggiormente i minori e le persone deboli. Che vengano introdotti meccanismi di controllo, rendicontabilità e partecipazione. Che si adottino finalmente carte dei servizi nell’ambito di materie così delicate.
Che, come avevamo già chiesto nelle 10 domande ai candidati sindaci, si istituiscano commissioni per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione (in termini di efficienza, efficacia e qualità) dei servizi sociali che vedano il coinvolgimento della cittadinanza e in particolare delle associazioni riconosciute.
Lo stesso chiediamo alle altre istituzioni coinvolte in particolare alla ASL: che si indaghi, che partano le necessarie denunce, che vengano eliminate le reti oscure e ricostruito un sistema più efficace, trasparente e partecipato utilizzando le tante ottime professionalità esistenti”.