Che cosa significa oggi essere un “buon padre di famiglia”?
Che cosa significa oggi essere un “buon padre di famiglia”?… Ne parlava Scurati sul Corriere in questi giorni. Certo è che l’antico “codice paterno”, regole, esempio, limiti e spinta verso l’autonomia sociale non funziona o non basta più. Evaporato. Se si è normativi spunta il padre padrone, se si rimane a distanza si è tacciati di essere assenti, se ci si sposta sulla cura e sull’accudimento ecco profilarsi il padre mammo. Lontani i tempi del “lo dico a tuo padre quando torna”, o dello “sguardo” che “bastava”. Vedo tanti padri smarriti e spaesati, che non sanno più trovare un ruolo che li distingua e li qualifichi. Come si valuta il buon padre di famiglia? Dal numero di pannolini che ha cambiato? Dall’incitamento che sa dare nello sport? Dai compiti fatti e non fatti assieme? Dall’avere assistito al parto? Mah. Quando un bambino piccolo correndo di qua e di la’ sbatte la testa contro uno spigolo del tavolino c’è bisogno di una mamma che dica “brutto spigolo che hai fatto male al mio bambino” e di un papà che ammonisca “così un’altra volta stai più attento”. Magari i ruoli si rendono intercambiabili, ma sono questi. Ora la funzione normativa latita e soprattutto latitano i suoi interpreti. Il buon padre di famiglia è un personaggio in cerca di autore e, soprattutto, di un copione. “Fai il padre”, dicono molte madri, e il padre si gratta la testa pensoso: “che fo?…?”.
I codici materno e paterno, differenti e differenziati, funzionano se si sostengono a vicenda. Anche dopo una eventuale separazione. Solo così il figlio li può riconoscere e apprezzare.
Dott. Giovanni Camerini