Ci mancava pure la tassa sul divorzio
Non fosse già un processo dolorso (e costoso), il governo ci ha aggiunto anche la sua tassa
Nelle pieghe della manovra finanziaria approvata dal governo la scorsa settimana (e già in vigore), c’è infatti una novità che riguarda le coppie che chiedono la separazione legale. 10 milioni di euro all’anno
Secondo i calcoli del ministero del Tesoro la misura potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 10 milioni e mezzo all’anno, considerato che il nostro paese, lo scorso anno, i giudici hanno emesso circa 114.000 sentenze di separazione e 66.000 sentenze di divorzio.
Da 37 a 85 euro
Tecnicamente si chiama “contributo unificato”, una tassa che già esiste per le altre cause civili, e va versato dai coniugi che fanno domanda di separazione: 37 o 85 euro a seconda che si tratti di separazione consensuale o giudiziale.
Ogni passo, un versamento
Non è finita, però. Perché la tassa va pagata nuovamente, nella sua versione più alta (85 euro), ogni volta che nel corso di una causa di separazione una delle due parti chiede di modificare gli accordi presi. E altri 37 euro vanno versati per fare sì che la cancxelleria del tribuale, a divorzio avvenuto, notifichi all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di riferimento· il nuovo stato civile degli ex coniugi.