Figlio mio, quanto mi costi?
Questa tendenza, secondo Donati, implica che “il bambino non è più considerato come un investimento, bensì come un consumo che ha esternalità negative per i genitori”. Come uscire dalla spirale che guarda al bambino come ad un investimento o ad un consumo? “Occorre una nuova alleanza che sposti l’attenzione da una valenza strumentale-utilitaristica ad una più prosociale, del dono, in modo da caratterizzare i figli come bene meritorio”.
“Il costo dei figli: un investimento, un consumo, un bene meritorio o un bene relazionale?”: si apre con questo interrogativo Il costo dei figli: quale welfare per le famiglie?, il rapporto realizzato dal Centro Internazionale Studi Famiglia che vede un Pierpaolo Donati, autore del primo capitolo, lapidario nell’esprimere il proprio giudizio: “L’economia ha mercificato il costo dei figli” che “viene comparato con quello di altri beni di consumo, quali un automobile, una seconda casa al mare, o fare un bel viaggio in Paesi esotici”. Questa tendenza, secondo Donati, implica che “il bambino non è più considerato come un investimento, bensì come un consumo che ha esternalità negative per i genitori”. Come uscire dalla spirale che guarda al bambino come ad un investimento o ad un consumo? “Occorre una nuova alleanza che sposti l’attenzione da una valenza strumentale-utilitaristica ad una più prosociale, del dono, in modo da caratterizzare i figli come bene meritorio”.·L’indagine, realizzata su di un campione di 4.000 famiglie, ha evidenziato che la popolazione italiana è composta da famiglie che, nel 53,4% dei casi, non hanno figli. Ciò significa che il peso della riproduzione della popolazione ricade su delle minoranze, ossia sul 21,9% delle famiglie con un figlio, sul 19,5% che ne ha due, sul 4,4% che ne ha tre e sullo 0,7% che ne ha quattro o più.·È inoltre emerso uno scarto significativo tra il numero medio di figli avuti dagli intervistati – pari a 1,71 – ed il numero medio di figli desiderati – pari a 2,13 –: quali fattori hanno inciso sull’avere meno figli di quelli desiderati? L’avere avuto poche risorse economiche (19,5%); la scarsa disponibilità di tempo per conciliare famiglia e lavoro (8,9%); la casa troppo piccola (0,3%) così come l’assenza di servizi per l’infanzia; la precarietà del lavoro (1,5%); il posporre la nascita del figlio agli anni a venire (11,7%) ed altre “motivazioni personali” (57,8%).·Uno dei problemi che più affligge le famiglie è come arrivare alla fine del mese: il 16,4% vi giunge con grande difficoltà; il 18% con una certa difficoltà; il 37,2% con qualche difficoltà; il 22,4% con una certa facilità; il 5,3% con facilità e appena lo 0,8% con grande facilità. Analizzando gli estremi, il 34,4% delle famiglie italiane si colloca nell’area delle difficoltà, mentre il 28,4% in quella della facilità.·Analizzando la spesa per i consumi sostenuta dalle famiglie, la ricerca ha registrato un divario significativo quando al suo interno sono presenti soggetti minorenni: le famiglie con minori spendono mediamente circa 2.950 euro al mese, 700 euro in più di quelle senza minori.·La presenza di uno o più figli influisce sulle abitudini di consumo delle famiglie? I dati mostrano che quelle con minorenni orientano “in maniera significativamente differente la propria spesa: viene dedicata una quota più importante all’abbigliamento, ai trasporti e alla comunicazione e all’istruzione”, mentre non sono state riscontrate differenze significative riguardo alla spesa alimentare.·E se la spesa media mensile per i figli a carico costituisce il 35,3% della spesa familiare totale, il costo mensile di mantenimento (soli beni indispensabili) di un bambino di età compresa tra gli 0 e i 5 anni è pari a 317 euro e corrisponde ad un costo di mantenimento per figlio di circa 3.800 euro annui. Il costo di accrescimento di un figlio (che comprende il costo di mantenimento) è invece pari a 798 euro al mese, oltre 9 mila euro annui.·Avere un figlio è dunque un lusso riservato a pochi? Così sembrerebbe. Per invertire la rotta, il Cisf lancia tre proposte: aumentare gli assegni al nucleo familiare e le detrazioni Irpef; adottare il sistema delle deduzioni familiari corrette ed il quoziente familiare pesato.