Genitore uno e genitore due, ovvero la matematica della coppia
Il liceo Mamiani, culla della cultura, ha subìto uno stupro. Dal quale è nato il “genitore uno” e il “genitore due”. Si sa, i frutti degli stupri sono a volte acidi. Due genitori, due numeri: uno e due. Poi a mettersi d’accordo su chi è l’1 e chi è il 2, è altra storia. Conterà di più l’ovulo o lo spermatozoo? Come se non fossero necessari l’uno all’altro per la creazione, e dunque egualmente importanti.E nelle coppie gay cosa conterà di più, lo spermatozoo utilizzato nella fecondazione eterologa, o quello nomade? E nelle coppie lesbiche? Conterà di più l’ovulo fecondato da uno spermatozoo nomade, o l’ovulo etnico?
Tutto questo per far sparire due parole che ostacolano il progetto di regime e cioè: mamma e papà. E perché proprio quelle due? Perché sanno di sano e di buono, di famiglia, e la famiglia è l’unico vero pericolo per tutti i regimi. Perché la famiglia unita, pur in forme diverse, possiede una forza in grado di opporsi e ribellarsi a qualunque violenza. E quella del sistema è molto sottile.
E così con la scusa assolutamente ideologica e un po’ ruffiana, ideata chissà da chi e chissà quanto tempo fa, che il genitore uno e genitore due, tiene conto di tutte le forme familiari comprese le nuove compagne e nuovi compagni di genitori separati, hanno invece introdotto la seconda fase del progetto di controllo della popolazione, con un preciso attacco alle parole. La prima fase l’abbiamo vissuta anni fa con quelle parole incredibili, tipo: diversamente abile, extra comunitario, minori e via avanti così, tutti a ripetere come pappagalli senza soffermarsi a riflettere sui significati delle parole inventate, e pure male. Ora siamo alla seconda fase che è la depersonalizzazione. Per controllare un popolo e spremerlo come un limone, nel duemila in Italia, mondo, devi agire sottilmente e con metodi da plagio, ma invisibile. Perciò lo devi raggruppare in gruppi, meglio se antagonisti uno all’altro, e devi spersonalizzare tutto, altrimenti non funziona. E così hanno cominciato da noi, da chi lotta per la famiglia e per tutti i bambini. Via mamma e papà, chissenefrega che sono parole necessarie alla crescita dei bambini, le prime che pronunciano perché la natura porta questo. Tra un po’ diranno che neanche questo è vero.
E tutto questo per cosa? Per favorire in primis la lobby dei gay, che ha esultato alla notizia che due parole così evidentemente difficili per loro, perché mettono in evidenza l’incapacità naturale a procreare tra uguali, sono state prese a picconate. Non abbattute, perché per questo dovrete vedervela con noi, e non ve lo lasceremo fare. Di sicuro non avete fatto i calcoli con le famiglie.
Come tutti i regimi che si rispettino, anche qui troviamo le censure. Ovviamente travestite da tutela dei gay e preceduti da un popolo di “eletti”. Che bisogno c’era? Dove è finito il libero arbitrio? Non si possono fare osservazioni su alcuni pensieri poco chiari di una religione, e nemmeno porre domande ad alta voce su comportamenti umani di persone di questa religione. Se lo fai ti puniscono.
Però si può sparare a un popolo inerte e che pochissimi difendono.
Nello stesso modo, non si può parlare dei gay se non per dire che conta solo l’amore e che va bene così: assenza di ruoli, depersonalizzazione, censura e sanzioni agli oppositori. Ovviamente l’amore con questo non c’entra niente, ma i caproni seguono la transumanza, senza chiedersi di cosa si sta invece parlando veramente.
Libertà di pensiero questa sconosciuta per la lobby in questione.
Come dice l’avvocato Giancarlo Cerrelli, ovviamente censurato con scuse idiote dal sistema, perché ha avuto l’ardire di esprimere una voce in opposizione al delirio ideologico e distruttivo nella sua essenza chiarissima:
…” Questa legge in esame al Parlamento è illiberale ed è pericolosa per la libertà d’opinione, dal momento che prevede forti sanzioni del giudice per chi dovesse esprimere un parere discriminante, ad esempio, verso il matrimonio o l’adozione da parte di coppie omosessuali. Con queste premesse, se dovesse essere approvata tale proposta di legge, c’è il serio rischio che se un professore volesse, ad esempio, parlare della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, potrebbe incorrere in qualche provvedimento disciplinare”.
Ecco. La famiglia sta diventando l’obiettivo da colpire. I dissidenti sono tutti i cittadini che difendono la famiglia e che per questo, potenzialmente possono essere puniti. Dall’altra parte, una marea di gente che inneggia alla confusione sessuale e di ruoli, alla distruzione di due parole ora, e della terza a breve, del “basta l’amore”, della mercificazione degli embrioni. Se dici: “penso che i gay abbiano diritto a forme di riconoscimento di coppia che preveda pensione, eredità, assistenza in ospedale o visite in carcere, ma i bambini sono altra cosa e non si toccano” sei Homo Phobos. Parola che non significa niente in sé, se non che dimostra, la patologia di chi per primo l’ha coniata e sparata addosso a chi non c’entra niente con questo. Ci colpiscono tutti con la mistificazione. I cattivi siamo noi che siamo razzisti e omofobi e dunque andiamo puniti. Loro possono farlo. Dunque il regime sono loro, i cattivi sono loro. Loro che fanno le vittime.
Questa dell’adozione per gay, la ritengo una nuova forma di violenza all’infanzia. Ne ho scritto i motivi scientifici più volte. Come ritengo una gravissima forma di violenza, l’introduzione della “educazione ai generi” ai bambini, che riporta un retrogusto vecchio di ottanti anni (immaginate il tanfo) e cela in sé un covo di bisce con obiettivo caos. L’ideologia lo presenta come “educhiamo le bambine e i bambini al rispetto dei generi”, al “non genere” e al rispetto del genere femminile”. Il tutto in assenza totale di conoscenza, della profonda evoluzione che le nuove generazioni portano in sé. Faccio un esempio di evoluzione e di risposta ideologica: Un bambino di dodici anni emozionato da una scena al cinema di approccio sessuale, chiede alla madre se il protagonista maschile era innamorato. A dodici anni molti ragazzini si innamorano. Me lo dicono e lo osservo nella evidenza di quello che trasmettono. Allora il ragazzino evidentemente emozionato chiede: “ma lui la ama?” lei risponde: “bisogna chiedere il permesso prima di toccare”. E poi è partita con una pippa sui generi e sul rispetto che i maschi devono portare alle femmine. Ma cosa c’entra con la domanda sull’amore? Lui voleva sapere dell’amore, ha ricevuto una risposta ideologica. E’ ovvio che il rispetto in assoluto tra esseri umani deve esserci sempre, ma lui voleva sapere dell’amore e non delle cavolate confusive. La proposta ideologica dell’educazione ai bambini, non serve ai bambini e al loro sviluppo. I bambini vanno educati al rispetto dell’essere umano, dell’ambiente e della natura. Per questo è sufficiente l’educazione civica (che guarda caso è stata eliminata come del resto l’educazione sessuale).
La cosiddetta “educazione ai generi”, si sono chiesti questi signori, che effetti va produrre su bambini in crescita? La divisione netta tra maschi aggressivi e femmine vittime, frutto di un pensiero limitato da una parte e criminale da altre, sarà utile alla crescita di bambini con un cervello alla nascita molto raffinato nei suoi circuiti? Non sarà un tantino discordante e dunque disorientante, un “dentro” con due emisferi, il destro e il sinistro, in perfetta connessione e complementarietà nella loro diversità di simili ma opposti, e il “fuori” fatto di adulti che inneggiano alla separazione dei generi con un taglio netto (aggressivi da una parte e vittime dall’altra, questa la sintesi del pensiero alla base della pseudoproposta educativa dei generi) mentre insegnano ai bambini cose palesemente contro natura? Cioè contro la natura del corpo umano e di tutto ciò che significa. E hanno l’ardire di chiamarla cultura? Ma come osano?
Mi pare che stiamo arrivando alla distruzione dell’essere. E’ disgustoso quello che fanno ai bambini. E’ incivile. Tutto questo parlare a vanvera e prendere decisioni pazzesche sulle loro vite e sulle nostre, è inaccettabile. E irricevibile. La libertà è una cosa seria. Così come lo è la protezione della infanzia e della istituzione regina dello stato, che è la famiglia. Poche ciance. Le chiacchiere stanno a zero.
Fonte:http://alicenelpaesedelgenoma.org/