I BAMBOCCIONI NELLA GIURISPRUDENZA
Si fanno aiutare dai genitori in tutto e per tutto. Dal bucato al primo piatto, dalle commissioni all’ordinare la propria camera. Si rifiutano di studiare, di accettare lavori, sognano un futuro perfetto e una carriera all’estero. Una volta sposati poi, si trasferiscono con i figli dai nonni; tra giochi e crostata al cioccolato son sempre Bamboccioni.– Chi sono – I Bamboccioni hanno tutte le possibilità di essere sufficienti, ma non vogliono esserlo, infatti, per inibizioni personali o per convenienza preferiscono fare ogni cosa con l’ausilio dei genitori che disperati non riescono a trovare il giusto modo di comportarsi. Vittime dell’Adolescenza Protratta e della Sindrome di Peter Pan (Vedi http://www.meridianamagazine.org/20130314/ladolescenza-protratta-la-sindrome-di-pater-pan-e-il-per-sempre-che-aiuta-a-crescere/#.UUJJehcZVdc), i Bamboccioni sono ormai protagonisti di numerosi studi della giurisprudenza di legittimità. – Formulazione dei Bamboccioni nella prospettiva giuridica- L’analisi della giurisprudenza della Cassazione relativa al protrarsi dei genitori a favore dei figli che hanno di gran lunga superato l’età in cui avrebbero dovuto terminare il ciclo di studi, trovare un lavoro e sposare la fidanzata o il fidanzato storico, evidenzia una giurisprudenza“protettiva”, una grande chioccia tesa a proteggere i figli giovani e meno giovani, non intenzionata a sviscerare il fenomeno dei cosiddetti “Bamboccioni” ne altresi pronta ad affrontare e ad aprirsi alle problematiche dell’Adolescenza Protratta. Un’atteggiamento materno si evidenzia nelle sentenze n 7990 del 1996 e n 22500 del 1 dicembre del 2004. Nella prima la Suprema Corte stabilisce che l’obbligo gravante sui genitori di mantenere i figli minori non cessa con la maggiore età, ma continua invariato finché i genitori diano la prova che il figlio ha raggiunto l’autonomia e l’indipendenza economica, oppure finché diano la prova che il figlio è stato da loro posto nelle concrete condizioni per poter essere economicamente autosufficiente, quand’anche , poi, non ne abbia tratto profitto per negligenza o per cattiva volontà. Nella seconda sentenza la Corte di Perugia, ribadisce più volte che non essere economicamente autonomi a oltre trent’anni non costituisca, di per se’, un fatto anomalo. – La casistica – Nel 1999 la Cassazione revoca il mantenimento ad un figlio: la fattispecie ha per protagonista un ragazzo dell’età di trentacinque anni, ben lontano dal conseguimento della laurea in medicina. La sentenza pronuncia nei riguardi del ragazzo la colpevole trascuratezza, ma discutibile scelta di non trarre profitto dalle concrete possibilità offertegli. Nel 2005 la Cassazione analizza un’ulteriore fattispecie: un padre chiede la revoca del contributo al mantenimento per una figlia da tempo maggiorenne che aveva rifiutato un impiego in banca a Milano e per la negligenza nello studio. Il Tribunale ha confermato l’assegno a carico del padre per il mantenimento della figlia. La Corte ha discolpato la ragazza nonostante vi fosse prova che al termine della durata ordinaria del ciclo di studi , ella fosse gravemente fuori corso affermando le difficoltà legate al mondo del lavoro e al blocco pressoché generalizzato dei concorsi pubblici. La vera svolta si ha però con la sentenza del tribunale di Busto Arsizio: alla seconda bocciatura il padre di Roberto, questo il nome del ragazzo, si rifiuta di versagli l’assegno di mantenimento, somma dovuta per legge in virtù della separazione con la madre. Il padre si prende cosi una denuncia penale, ma a sorpresa, la magistratura di Busto Arsizio- competente per territorio-cestina l’esposto perchè nel gesto di quel padre non ha visto l’intenzione di violare degli obblighi, ma al contrario quella di aiutare il figlio a migliorare e a crescere, il pubblico ministero Luca Gaglio, non intravede reati nello stop all’assegno di mantenimento. Imporre dei limiti temporali ai propri figli significa esercitare nei loro riguardi una spinta e una leva evolutiva dallo stato di immobilismo, riducendo il grave rischio di non arrivare a nessun traguardo. di Lucia Cirillo Fonte: Meridiana Web Magazine