Il divorzio interminabile… … e la sindrome da alienazione genitoriale
Considerando la crescita esponenziale di divorzi e di separazioni, non è più possibile riferirsi al “divorzio” come ad un evento all’interno del ciclo di vita della famiglia, ma occorre considerarlo come un processo che riguarda la famiglia, i suoi membri, e il contesto ambientale.
Ma perché si arriva al divorzio? Ogni coppia si organizza e si mantiene intorno ad elementi positivi: investimenti reciproci, mutua ammirazione, comuni identificazioni, condivisione di ideali e credenze. Nella costituzione della coppia si cerca la conferma della propria esistenza, del proprio valore, della propria identità e dell’identità sessuale. L’innamoramento svolge anche questa funzione: se l’altro, che è il mio ideale, mi ama, è perché son degno di essere amato.
Ma ogni coppia si organizza e si mantiene anche su aspetti negativi, su un insieme di rinunce, sul lasciar da parte certi contenuti psichici. Lo scioglimento della coppia fa spesso emergere ciò che faceva parte del patto e rimaneva silente. Spesso con la separazione, il legame acquista caratteristiche assai violente, poiché i soggetti sentono minacciata in maggior o minor grado la loro integrità psichica. Così ne derivano rimproveri, squalifiche, aggressioni verbali e fisiche, fantasie paranoici, e anche fantasie omicide, sintomi somatici a volte molto gravi , oppure si osservano comportamenti dannosi per il soggetto stesso e la famiglia.
L’identità dell’individuo si costruisce sempre a partire dagli altri e questo processo, costitutivo del soggetto durante l’infanzia, continua nel corso di tutta la vita. La separazione minaccia l’identità dei soggetti, poiché questa si costituisce prevalentemente a partire dal riconoscimento, da parte dell’altro. Pertanto la separazione implica sempre una situazione di crisi, destabilizzante di un equilibrio precedente, e soprattutto di una crisi di identità.
Ogni divorzio implica sempre un lungo processo, poiché mette di fronte gli individui a situazioni di perdita, che implica la perdita di oggetti individuali, ma anche quella dell’organizzazione familiare, della struttura sottostante all’istituzione familiare.
Questa nuova carica di tensioni minaccia l’equilibrio psichico della famiglia: si perde ciò che è conosciuto e stabile, misurandosi con l’incertezza del futuro sconosciuto. I figli si trovano a dover vivere il lutto della coppia genitoriale, e per l’età, le risorse psicologiche e cognitive, per loro può essere molto difficile: la separazione rappresenta per i figli una realtà imposta, che non possono controllare.
La separazione dei genitori non è necessariamente traumatica per i figli, è sicuramente una fase delicata della storia familiare, un processo a cui si deve offrire la giusta attenzione…. Ciò che rende traumatico un evento è la modalità con cui esso viene gestito dagli adulti. Sicuramente l’età dei figli, la fase del ciclo vitale in cui si trovano al momento della separazione dei genitori, le loro capacità cognitive, le caratteristiche di personalità hanno un certo peso nella capacità di rielaborazione di un evento critico, ma in generale, ciò che fa la differenza tra l’esperienza di un evento traumatico e quella di un evento difficile ma superabile è la modalità con cui viene sostenuto la fase critica dai genitori. La capacità di gestire una separazione coniugale è strettamente legata alla tipologia di legame che ha creato la coppia coniugale. Il tipo di legame è a sua volta influenzato dalle rispettive storie familiari, tratti di personalità…
I coniugi si trovano a dover affrontare il “lutto” , il fallimento del proprio legame, e quindi raggiungere il “divorzio psichico”. Essi, contemporaneamente, a livello genitoriale, dovrebbero continuare a svolgere· in modo cooperativo i rispettivi ruoli di madre e padre.
Purtroppo molte coppie hanno difficoltà a separarsi psicologicamente, non possono sostenere l’idea di potersi dividere, in questo modo, la lotta e la paura di perdersi di traduce in una guerra in tribunale, con avvocati, consulenti, e purtroppo una guerra in cui i maggiori ad esserne coinvolti sono i figli. Questi coniugi vengono completamente assorbiti dai propri bisogni, dal proprio dolore, perdendo di vista i figli e le loro esigenze. Queste coppie si sono strutturate originariamente con un legame disperante. Nel divorzio “interminabile” c’è la persistenza di un tipo di legame che impedisce la condivisione dell’elaborazione del lutto della separazione. Gli ex coniugi continuano a rimanere legati dal risentimento, dal rancore, dai desideri di vendetta; restano invischiati nei legami collusivi.
(Sindrome da Alienazione Genitoriale) è uno dei possibili esiti di un legame disperante della coppia.
Per la prima volta ne parlò Gardner: “la sindrome da alienazione genitoriale è un disturbo che insorge essenzialmente nel contesto di controversie per l’affidamento dei figli. La sua principale manifestazione è la campagna di denigrazione da parte del bambino nei confronti di un genitori, una campagna che non ha giustificazione: essa deriva dell’associarsi dell’indottrinamento da parte di uno dei due genitori che programma il figlio alla denigrazione del genitore.
E’ caratterizzata da otto sintomi primari, espressi dai figli come prodotto di una da parte del genitore affidatario:
- La campagna di denigrazione. In una situazione normale, ciascun genitore non permette al bambino di esibire mancanza di rispetto e diffamare l’altro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette in discussione la mancanza di rispetto, ma può addirittura favorirla.
- La razionalizzazione debole. L’astio espresso dal bambino nei confronti del genitore non affidatario è razionalizzato con motivazioni illogiche, insensate o anche solamente superficiali; ad esempio: “non voglio vedere mio padre/madre perché mi manda a letto presto”.
- La mancanza di ambivalenza. Il genitore rifiutato è descritto dal bambino come “tutto negativo”, ed il genitore amato come “tutto positivo”.
- Il fenomeno del pensatore indipendente. La determinazione del bambino ad affermare di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione, senza influenza del genitore programmante.
- L’appoggio automatico al genitore alienante. La presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore affidatario, in qualsiasi conflitto venga a determinarsi.
- ·L’assenza di senso di colpa. Tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore escluso avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.
- ·Gli scenari presi a prestito. Sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venire da lui direttamente; ad esempio: uso di parole o situazioni che non sono normalmente conosciute da un bambino di quell’età, nel descrivere le colpe del genitore escluso.
- ·L’estensione dell’ostilità alla famiglia allargata ed agli amici del genitore alienato. Coinvolge nell’alienazione la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o compagno) del genitore rifiutato.
Nella trattazione di Colliva ritroviamo che a questi otto fattori primari Gardner ne ha poi aggiunti altri quattro (additional differential diagnostic considerations):
- Difficoltà di transizione nei periodi di visita presso il genitore non affidatario;
- ·il comportamento del minore durante il periodo di permanenza presso il genitore non affidatario;
- ·il legame del minore con il genitore alienante;
- il legame del minore con il genitore alienato, riferita al periodo precedente il processo di alienazione e, quindi, prima della fase di separazione giudiziale.
Gardner ha descritto tre differenti livelli di Sindrome di Alienazione Genitoriale:
- · grado lieve
- · grado moderato
- ··grado grave
Nella maggioranza dei casi il genitore alienante è la madre. Spesso, infatti, in fase di divorzio, è più probabile che i bambini vengano affidati alle madri o comunque che vivano nella casa materna. Spesso, inoltre, il genitore alienato è il genitore che, anche prima della separazione coniugale, non aveva un buon legame con il figlio.
Al di là della gravità della sindrome, gravità che dipende dalla minore o maggior compresenza dei sintomi che la caratterizzano,· le conseguenze psicologiche che ne derivano non sono mai positive: è un processo che prevede modalità relazionali manipolatorie, ostilità, proiezione di parti negative di sé o della relazione sull’altro: ciò che ne deriva per i figli è sempre e comunque un grave lutto di una parte di sé, spesso accompagnata a un forte senso di vergogna per aver contribuito alla perdita di uno dei due genitori. Inoltre, spesso accade che, una volta ricostruita la propria storia familiare, il minore coinvolto nell’alienazione genitoriale arrivi ad escludere il genitore alienante, sperimentando una seconda grande perdita.
è devastante: è un processo in risposta ad un evento critico che diventa traumatico perché per troppo tempo stressante. È un evento devastante per tutto il sistema: il genitore alienante non può separarsi psichicamente dal coniuge e per sopravvivere deve necessariamente scindere il genitore buono da quello cattivo; in questo processo coinvolge i figli portandoli alla denigrazione del genitore alienato e quindi alla negazione di una parte di sé, al lutto per la perdita di una parte di sé, e alla lunga, alla separazione e alla rabbia nei confronti del genitore alienante, e alla vergogna e al senso di colpa per aver contribuito attivamente all’estromissione del genitore alienato.
Il genitore alienato, nella maggior parte, non è in grado di instaurare un buon legame con i figli ancor prima della separazione, vive in una completa confusione questo momento critico, arrivando nella maggior parte dei casi a desistere e a farsi da parte con una tendenza fortemente depressiva.
Questo argomento è effettivamente complesso e meriterebbe numerosi approfondimenti:
quali sono le varie tipologie dei legami della coppia coniugale? Cosa si intende per “lutto del divorzio”? quali origini familiare ha il legame disperante nella coppia? Quali le caratteristiche del genitore alienante, quelle del figlio che si presta alla manipolazione e all’indottrinamento? quelle del genitore alienato? le conseguenze e gli effetti sul piano clinico e comportamentale dei figli coinvolti nell’alienazione genitoriale?
Dott.ssa Francesca Malaffo
Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico – familiare
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