l padri separati qui sono di casa o per lo meno ci provano
Rho, 9 novembre 2010 – Gli ultimi dati dati dell’Istat (2007) hanno rivelato ciò che di fatto già si intuiva: ci si separa e si divorzia sempre di più. Prendiamo due rilevazioni a distanza di 10 anni: se nel 1997 c’erano 185,6 separazioni su 1.000 matrimoni, nel 2007 erano 273,7. I divorzi: da 99,8 a 165,4 su 1.000 matrimoni, con una tendenza regolare all’aumento.
La Lombardia, poi, sfortunatamente detiene diversi primati in materia. La corte d’appello di Milano, per esempio, è quella che ha sancito più separazioni nel 2007: 10.786, contro le 9.674 di quella di Roma. Nella regione c’è anche il più alto numero di figli dati in affido in Italia: 11.749.
Per la zona Rho-Bollate i dati suscitano più che altro qualche considerazione curiosa: Rho, Cesate, Novate, Settimo, Pregnana e Cornaredo condividono il primato di separati e divorziati (2,2% sul totale della popolazione), mentre Baranzate brilla per concordia (1,6%). Volendo ci si può chiedere perché gli uomini di Garbagnate si tengono stretti la moglie – 1,2% i divorziati – mentre poco lontano, a Cesate, si è più propensi a chiudere le storie (2%); oppure perché le donne rhodensi e aresine (2,6%) “rompano” più facilmente che a Pogliano (2,1%).
Con i numeri si potrebbe giocare a lungo. Come sempre, il problema è che dietro le cifre c’è una realtà spesso difficile. Non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche da quello economico. La Caritas è stata tra i primi a lanciare l’allarme: attenzione, tra i cosiddetti nuovi poveri esistono alcune categorie di “insospettabili”. Per capirsi, come si dice spesso, “quelli che non ti aspetteresti di vedere in fila per un pasto caldo”. Tra questi molti sono padri separati. Le sentenze dei giudici, infatti, spesso impongono loro di sostenere da soli spese importanti – come gli alimenti – senza tenere conto dello stipendio di partenza. Riprendendo le cifre Istat: un padre separato con un figlio contribuisce con circa 400 euro al mese, e già è dura; con due la cifra diventa insostenibile, salvo eccezioni: 600 euro circa.
Cornaredo è stato uno dei primi Comuni a muoversi, preparando un bando (ancora aperto) con cui i padri separati residenti possono accedere ad alcuni aiuti economici. Ma il progetto certamente più innovativo è la «casa dei papà separati», che ha sede da metà maggio al collegio degli Oblati di Rho, gestita dalla Provincia. Si tratta di una struttura – preparata in soli 3 mesi, il che dà l’idea dell’emergenza di questo fenomeno – in cui i padri separati, rispondendo ad alcuni criteri come il reddito (meno di 20.000 euro all’anno) e avendo almeno un figlio minore a carico, insieme al certificato di separazione legale, possono ottenere una stanza per 8-12 mesi non prorogabili, a un affitto calmierato.
“Transitorietà, genitorialità, progettualità e no all’assistenzialismo”: sono queste le chiavi del progetto secondo la dottoressa Bruna Ubbiali, che lavora nel settore sostegno e prevenzione emergenze sociali della provincia. Al momento sono 8 i padri che stanno usufruendo di questo servizio, 15 i posti totali disponibili: vengono seguiti per sviluppare un nuovo progetto di vita, che eviti loro il rischio di entrare in situazioni ancora più difficili di quella in cui si trovano.
“Qui si fa ancora un lavoro di prevenzione, si punta sulla responsabilizzazione di chi ci chiede aiuto. La situazione è problematica, ma non altamente problematica: si cerca di fornire gli strumenti per tornare a farcela da soli, come prima”, aggiunge Enrico Croci >, l’architetto che ha pensato la struttura. Un progetto sperimentale, che si evolve: a seconda della risposta che verrà data in questi mesi, ad esempio, si considererà un cambiamento nei criteri di ammissione. Ed è appena stata ultimata la childrens room, che è attrezzata per i figli degli ospiti, quando vengono a visitare la casa. Alcuni padri hanno accettato di raccontarci la loro esperienza.
di Giacomo Giudici