L’avvocata femminista denuncia: accusato di violenza, mio figlio, senza diritto ad un giusto processo!
L’articolo dell’avvocatessa femminista che ad un certo punto si accorge che a chiedere tutela e norme autoritarie in nome dei diritti delle donne si finisce per stritolare ogni diritto dei cittadini di poter ottenere garanzia di giusto processo, presunzione di innocenza, rispetto dei diritti civili, ha fatto il giro del mondo e in Italia viene ripreso da più testate, inclusa la #27esimaora che indaga la faccenda anche per quel che riguarda l’Italia e – parlando di eccesso di giustizialismo – conclude che da noi è pressappoco uguale, per quanto non possa avvenire mai che un uomo possa essere processato senza almeno una verifica dei fatti.Però ci sono denunce che poi non vanno a compimento o perché sono pretestuose, perché alcune si rivelano calunnie, o perché non c’è poi alcun riscontro effettivo dei fatti. Nel frattempo, però, chi viene accusato perde serenità, a volte il lavoro, soldi, qualche volta viene arrestato, perché per alcune accuse a discrezione delle procure si va di carcerazione preventiva sulla base della semplice parola dell’accusa, ed è al riscontro dei fatti che poi si mette ai domiciliari o in libertà, in attesa di processo colui il quale dovrà ancora peregrinare di aula di tribunale in aula di tribunale per vedere la fine della sua vicenda. La china autoritaria che stiamo prendendo, dove basta una accusa a ritenere un uomo colpevole, e lo vedi dalle reazioni delle persone che leggono un titolo di giornale e già condannato la persona accusata, senza sapere nulla, senza esserci in realtà, dove le donne che subiscono violenza, le cifre, il dolore delle vittime, vengono usati a giustificare una richiesta di tutela sempre più lesiva delle garanzie minime per gli accusati, segue lo stesso itinerario già intrapreso per spinta delle femministe radicali (conservatrici e autoritarie) americane. Interventismo, proibizionismo, censura, nessun garantismo, ordini restrittivi che puoi ottenere solo con la tua testimonianza, perché la campagna di vittimizzazione dei soggetti è diventata tanta e tale che anche le bugiarde acquisiscono il marchio di innocenza per cui qualunque cosa dicano, in quanto donne, qualunque accusa facciano, preliminarmente a loro già si crede. Sono innocenti e gli uomini colpevoli di nascita. Da noi una prima prova in termini di restrizione dei diritti fu la carcerazione preventiva prevista nel pacchetto antistupri non a caso da un governo autoritario e patriarcale, poi per fortuna dichiarata incostituzionale. Norme garantiste, da noi esiste la presunzione di innocenza, non ci sono luoghi chiusi in cui possa avvenire una sospensione dei diritti, o anche si, ma già parliamo di repressione alla Bolzaneto per intenderci, non c’è per legge l’inversione dell’onere della prova. Chi accusa porta le prove, pressappoco, e tu accusat@ proponi il tuo faldone difensivo. Negli Stati Uniti, come leggerete in basso, il tuo faldone difensivo può anche essere giudicato inammissibile. Un po’ come gli gira al giudice al mattino. Ora in Italia si esige l’aggravante per femminicidio che è totalmente inutile nei fatti, per la natura stessa di quel che si intende per femminicidio, perché stabilisce una discriminazione in origine, rispetto alla tipologia di reato, e poi si va avanti a colpi di richieste di censure inquisitorie, quasi che fossimo tutte indifese, bambine, bisognose di protezione, da una immagine, un libro, una canzone, qualunque cosa. Insomma anche qui ci sarebbe tanto da discutere circa la china autoritaria che stiamo prendendo. Ché poi non serve a nulla, come scrivevo qui, perché le vittime che muoiono di femminicidio, per esempio, non muoiono perché la legge è troppo garantista. Muoiono per altre ragioni tutte da indagare e disinnescare preventivamente. Il che, come sappiamo è molto più faticoso da fare che tirare giù la scure repressiva, legittimante governi autoritari, e tutto ciò sulla pelle delle donne che vittime lo sono per davvero. Io sono molto preoccupata e credo dovrebbe esserlo chiunque. Lo sono in quanto donna, in quanto vittima di violenza, lo sono perché in mio nome si vorrebbero giustificare politiche inutili e atroci. Vi lascio intanto all’articolo che grazie a Leonardo e ad una traduzione in tandem è leggibile anche in italiano. Buona lettura!