Minori: a Forli’ bimba data in adozione, vive a soli 200 metri dalla vera madre
A denunciare la vicenda sono l’avvocato Francesco Miraglia e Camillo Valgimigli, psichiatra-psicoterapeuta, rispettivamente legale e consulente della mamma della bambina. In una lettera al procuratore del Tribunale per i Minorenni di Bologna, al presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, al sindaco di Forli’ e al vescovo di Forli’, i due denunciano “l’ennesimo caso di ‘mala giustizia’ a danno di un minore, da parte del servizio sociale del Tribunale per i Minorenni e della Corte d’appello di Bologna”. “La minore – spiegano – dopo essere stata inserita dal servizio sociale del Comune di Forli’ nella struttura di Forli’, e’ stata adottata in seguito al provvedimento giudiziario, da una coppia di coniugi residente a Forli’ che, per quanto possa sembrare inverosimile, abitano a circa 200 metri dall’abitazione della madre ‘vera’ della bambina”. Cio’ comporta, secondo il legale e il consulente, “inevitabili ripercussioni negative sulla situazione psicologica della minore che incontra quotidianamente (compresa la domenica nella stessa parrocchia) la sua mamma ‘vera'”.
Non solo. Secondo il legale e il consulente, pare che la madre adottiva sia “un’operatrice della comunita'” e “abbia altresi’ presieduto e relazionato in merito alle visite protette tra la minore e la famiglia di origine dal 2006 sino a quasi la sentenza di adottabilita'”. Nonostante l’avvenuta adozione, denuncia Miraglia, “il servizio sociale continua a far incontrare la madre ‘vera’ e la piccola in ambiente protetto”. Se a tutto cio’ si aggiunge che “sia il servizio sociale del Comune di Forli’ sia il parroco della parrocchia” in nome e per conto della minore “invitano la madre ‘vera’ a trasferirsi in un’altra citta’ per evitare sofferenze e disagi psicologici alla bambina, ne deriva una vicenda grottesca e tale da richiedere urgentemente l’intervento dell’autorita'”. Il parroco, riporta il legale, “attraverso un avvocato di fiducia ha diffidato per iscritto” la madre biologica della minore ”di astenersi dal recarsi” nella parrocchia e nelle sue pertinenze di ogni genere “con riserva di ogni piu’ appropriata azione”. “Addirittura si vuole impedire alla madre ‘vera’ – concludono Miraglia e Valgimigli – di entrare nella casa di Dio”.