Minori e affido, dal Consiglio d’Europa un grande passo avanti
Il Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione che promuove la pari responsabilità genitoriale e la “shared residence”. Il pediatra Vezzetti spiega i contenuti del provvedimento.
Vittorio Vezzetti, pediatra angerese ed esponente della piattaforma europea per l’affido condiviso COLIBRI (che comprende 50 associazioni in 19 Stati) e dell’International Council on Shared Parenting, è l’unico esperto italiano che abbia collaborato all’importante risoluzione del 2 ottobre scorso del Consiglio d’Europa in tema di affido dei minori.
Con 46 voti a favore (tra cui quello dell’Italia) e 2 astenuti (due rappresentanti della Repubblica Ceca), è stata approvata dal Consiglio d’Europa un’importante mozione che tocca molti aspetti della Giustizia Minorile.
«Si tratta di una risoluzione innovativa – spiega Vezzetti – costituita da 5 articoli e 12 richieste agli Stati Membri. Queste invitano, tra l’altro, a prevedere nelle proprie legislazioni i piani genitoriali (parental plans) e a promuovere non solo la pari responsabilità genitoriale ma anche lashared residence (definita nel documento fondante come quella forma di affidamento in cui i figli trascorrono dopo la rottura della coppia genitoriale tempi più o meno uguali con ambedue i genitori)».
Il prossimo passo è importante e delicato: Vezzetti, in partenza per il Convegno internazionale di Bonn sull’affido condiviso, prosegue: «pur non avendo valore vincolante, la richiesta del Consiglio d’Europa ha un senso politico molto chiaro. Personalmente ero sicuro che si sarebbe arrivati a ciò: nel 1985 in nessun Paese europeo i figli di separati che pernottavano almeno dieci notti al mese con ognuno dei genitori raggiungevano il 30% del totale. Nel 2000 ciò avveniva solo in Svezia mentre oggi ciò avviene ormai in sei Paesi. Oggi un solo Tribunale in Italia segue un protocollo che rispetta in larghissima parte le richieste del Consiglio d’Europa ed è quello di Perugia che aveva recepito queste mie istanze nel 2014 grazie all’avv. Simone Pillon e dove parental plan e priorità per i tempi equipollenti sono la prassi. Si tratta ora di promuovere il recepimento di questa risoluzione del Consiglio d’Europa in Italia e la diffusione di questo protocollo nei vari Tribunali italiani anche attraverso convegni mirati. Comunque alcuni genitori che ho assistito sotto il versante scientifico sono già riusciti a vedersi riconosciuti tempi di coabitazione e cura dei propri figli sensibilmente più alti del passato: segno che alcuni magistrati si stanno aprendo alle inevitabili nuove tendenze».