Minori. Figli contesi: il triplo dal 1998
Presentata la guida «Bambini contesi. Guida per i genitori» presso il Mae. Il 56% dei casi in ambito Ue
Se di mezzo non ci fossero vicende drammatiche, la negazione di infanzie serene, gesti spesso violenti, battaglie legali che sul campo non lasciano nè vincitori, nè vinti, ma solo macerie umane, si potrebbe definirlo uno dei tanti prodotti collaterali della globalizzazione. Basta guardare i dati. Nel 1998, i casi di sottrazione internazionale di minori italiani erano 89. Lo scorso anno, sono stati 242. Una lieve flessione rispetto ai 266 dell’anno precedente, il più ‘cruentò, e i 248 del 2008.
Di queste vicende, 91 hanno visto un esito positivo nel 2010 (ma 79 erano retaggio di anni precedenti), 70 nel 2009. Bambini nati da matrimoni ‘mistì, che a causa della separazione traumatica dei genitori, si vedono sottrarre il diritto a crescere senza lacerazioni, allontanati o in fuga dalla madre o dal padre, sradicati dal luogo nel quale sono nati e cresciuti.
Abbastanza sorprendentemente, come rivelano i dati resi noti dal ministero degli Esteri, in occasione della presentazione a Roma della guida «Bambini contesi. Guida per i genitori», presenti il ministro Franco Frattini e il collega dell’Interno, Roberto Maroni, quello della Giustizia, Angelino Alfano, e la titolare delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, la maggior parte dei casi avviene in ambito europeo: il 56% del totale nel 2010, il 58,3% nel 2009.
Una conferma, ritiene la Farnesina, della maggiore osmosi tra i Paesi europei. Sfatato quindi in parte il luogo comune che i bambini vengano contesi traumaticamente solo tra genitori con marcate differenze di origine culturale o religiosa.
Lo stesso Frattini, per riconoscere i passi in avanti fatti sul fronte non europeo, da un lato ricorda come, proprio negli ultimi giorni, e nonostante le proteste anti Mubarak che paralizzano il Paese, in Egitto «abbiamo potuto operare con oggettiva soddisfazione».
Allo stesso tempo, denuncia: «Abbiamo un caso gravissimo con la Danimarca e probabilmente saremo costretti a rivolgerci alla Corte di Giustizia europea».
Il riferimeno è alla vicenda di Martina Infante. Nata a Roma, Martina ha oggi 14 anni e da almeno 10 è al centro di una contesa estenuante tra il papà Fabrizio Infante e la madre danese, che col sostegno delle autorità di Copenhagen impedisce al padre da oltre otto anni di vedere la figlia, nonostante questi abbia ottenuto la patria potestà su Martina e dimostrato in passato, attraverso alcune perizie, l’inadeguatezza della madre a prendersene cura. Sulla vicenda è nato anche un gruppo su Facebook, a sostegno del rientro in Italia di Martina. (segue)
«Le sanzioni penali disincentivano», sostiene il ministro della Giustizia Alfano, che però saggiamente ricorda che «non bisogna perdere mai di vista il fatto che dentro il fascicolo burocratico del nostro ministero, c’è il volto di un bambino». E del resto, l’introduzione del reato nel nostro ordinamento non può, di per sè, ovviare alla mancata armonizzazione in ambito internazionale delle normative, anche a causa della mancata sottoscrizione da parte di alcuni Paesi delle Convenzioni dell’Aia e di New York a tutela dei minori.
Una ‘bussolà nel labirinto di strumenti giuridici internazionali ai quali necessariamente si deve fare appello di fronte a casi di sottrazione di minori, nelle intenzioni della Farnesina, è rappresentata proprio dalla Guida messa a punto dal ministero degli Esteri, giunta ormai alla settima edizione. È disponibile, tra l’altro, oltre che presso la rete diplomatico-consolare italiana, anche on line, sul sito della Farnesina.
Lo scopo, spiega il ministro Carfagna, è di colmare, almeno in parte, quel «deficit di informazione preventiva» che può sfociare in casi drammatici. Anche se, dice ancora la Carfagna, l’obiettivo a cui le istituzioni devono tendere è sempre «l’accordo tra i genitori, perchè solo la soluzione concordata può garantire il risultato finale» e la piena tutela dell’interesse dei minori.