Cassazione N.4332/15 – Minori spettatori di maltrattamenti abituali verso la madre: è violenza assistita!
La violenza assistita dei minori consiste in una forma di violenza domestica che, appunto, si realizza nel caso in cui il minore è obbligato ad assistere (da qui il termine “assistita”) a scene di violenza tra i genitori o, comunque, tra individui che costituiscono per lui un punto di riferimento o su persone a lui legate affettivamente, che siano adulte o minori.
Nel caso oggetto della sentenza in commento il P.M. presso il Tribunale di Roma ricorreva avverso un’ordinanza del Tribunale della libertà di Roma, pronunciata nei confronti di un padre, che aveva annullato il provvedimento cautelare con riferimento ai contestati maltrattamenti nei confronti dei figli.
Infatti, il Tribunale del riesame aveva confermato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza con riferimento al delitto contestato in danno della moglie, mentre aveva annullato l’ordinanza cautelare con riferimento ai contestati maltrattamenti nei confronti dei figli. In particolare, nell’ordinanza impugnata era stato evidenziato come dagli atti d’indagine emergevano pochi episodi isolati di violenza verso la moglie a cui avevano assistito i minori e che, invero, non emergeva che i minori erano stati<<dolosamente coinvolti dal genitore in dinamiche violente, aggressive o prevaricazione, tanto da gettare gli stessi in una condizione di prostrazione e sofferenza psicologica per il clima di violenza e sopraffazione direttamente vissuto in casa>>.
Inoltre, il Tribunale della Libertà aveva precisato come, nonostante i comportamenti denigratori del padre confronti della madre dei bambini, non erano emerse anomalie o devianze nel comportamento di questi verso i figli e che, peraltro in sede separazione era stato deciso il regime di affidamento condiviso dei figli.
La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato.
In particolare, nella motivazione della sentenza, si richiama l’orientamento per il quale integrano il delitto di cui all’art. 572 c.p. non solo fatti commissivi, sistematicamente lesivi della personalità della persona offesa, ma anche quelle condotte omissive connotate da una deliberata indifferenza e trascuratezza verso gli elementari bisogni affettivi ed esistenziali della “persona debole” da tutelare.
Da ciò ne discende che, nel raggio di offensività del delitto di maltrattamenti possano ben essere considerata la posizione passiva dei figli minori che diventino <<sistematici spettatori obbligati>> delle manifestazioni di violenza, anche psicologica, di un coniuge nei confronti dell’altro coniuge. Le ripercussioni sui minori devono essere il frutto <<di una deliberata e consapevole insofferenza e trascuratezza verso gli elementari ed insopprimibili bisogni affettivi ed esistenziali dei figli stessi, nonché realizzati in violazione dell’art. 147 c.c., in punto di educazione e istruzione al rispetto delle regole minimali del vivere civile, cui non si sottrae la comunità familiare regolata dall’art. 30 della Carta costituzionale>>.
In buona sostanza, secondo la Suprema Corte, affinchè sia integrata la fattispecie di violenza assistita dei minori da sussumersi nel reato di cui all’art. 572 c.p. sono necessari:
- La reiterazione e la persistenza nel tempo degli episodi;
- la sussistenza dell’elemento soggettivo da parte dell’agente come sopra descritto.
Fonte: http://www.altalex.com/ Nota di Elena Salemi)