Padri precari e madri possessive
Lei lo ha lasciato, lui ha l’obbligo di passare un mantenimento di 400 euro al figlio. Affido condiviso, sulla carta, con collocamento presso la madre. Può chiamare il figlio un tot di volte a settimana. Può vederlo nei week end. Però dipende, dagli impegni, dal tempo, dalla posizione di Saturno, dal livello di stitichezza degli abitanti di Marte.Se un padre fa mancare il mantenimento al figlio si becca il 570 cp. Fino a un anno di galera e una multa in moneta.
Se una madre non favorisce il diritto di visita e gli incontri tra padre e figlio così come deciso dal giudice, dunque manca di eseguire un provvedimento del giudice si becca il 388 cp.
Fino a tre anni di galera e multa. Ci sono studi che dicono che i 570 cp si sprecano e vengono eseguiti. Invece i 388 cp non vengono neppure presi in considerazione.
La mamma è sempre la mamma e dunque se lei non consente che padre e figlio si incontrino può essere un gran problema obbligarla.
Al punto tale da dover ricorrere alla Corte Europea per risolvere la questione (vedi l’ultimo pronunciamento in cui su ricorso di un richiedente viene condannata l’Italia per violazione “perché le autorità nazionali non hanno messo in atto le misure necessarie a consentire una realizzazione effettiva del diritto di visita a un padre” con “obbligo di indennizzare il padre per i danni non patrimoniali con una somma pari a 15.000 euro e 10.000 per le spese processuali”).
Non esiste in Italia, se non, forse (e attendo conferma), in rarissimi casi, che una madre inadempiente da questo punto di vista veda messo in discussione l’affido di un figlio. Diversamente per il padre che non passa il mantenimento ci sono sempre meno possibilità che possa accedere alle visite.
Perché il pagamento coincide con una tangente.
E’ in discussione, oggi che c’è l’affido condiviso ed esistono quei casi, si spera sempre di più, in cui il padre può vedere il figlio per un tot di giorni a settimana, la proposta che stabilisce che il mantenimento sia diretto. Perché se i soldi lui li dà alla ex, per quel bambino, e li spende ancora, sempre per il bambino, quando è con lui, quel mantenimento diventa il doppio, spende molto di più, ben oltre le sue possibilità.
In ogni caso qui in questo post vorrei descrivere una modalità tipo che interviene nelle situazioni ad alta litigiosità, per le ragioni più disparate, per cui l’uomo che telefona per sentire il figlio, può accadere, sia denunciato perfino per stalking perché un papà che vuole parlare con un figlio per cui paga il mantenimento e che non vede quasi mai risulterebbe essere “assillante”.
Telefonata tipo:
– posso parlare con il bambino?
– sta dormendo, mangiando, cagando, ruttando, facendo i compiti… ha la febbre, il mal di pancia, i rigurgiti da eccessive attenzioni di amore materno, sta facendo un collage di ricordi con il nonno, sta preparandosi a sbarcare sulla luna (e altre, varie ed eventuali)
– ma avevamo appuntamento a quest’ora
– si ma io non posso prevedere quando il bimbo mangia, dorme, piscia, etc… – ma se sei tu che decidi quando metterlo a dormire, potevi farlo aspettare cinque minuti…
– e gli è venuto sonno, che ti devo dire… la prossima volta chiama prima. che impegni avevi prima? dovevi stare con superman? catwoman? xy woman? un’altra? piuttosto ricordati dell’assegno…
– te l’ho mandato… vabbè… click
Tentativo di visita tipo: – ciao, sono venuto a prendere il bambino
– non c’è, è andato a fare una passeggiata, ha la febbre, ha la diarrea, ha l’eclissi lunare del cervello, ha le emorroidi, ha il trauma a tempo, inizia e finisce con gli orari di visita, ha la sindrome dell’asfalto, non può mettere un piede fuori dalla porta e può solo accedere ai luoghi volando etc etc
– ma sapevi che dovevo venirlo a prendere a quest’ora
– e che posso farci se lui con te non vuole venire? – ma se non mi ci fai parlare mai per telefono come faccio a sapere quello che pensa?
– io non faccio niente. è il bambino che decide…
– il bambino ha 4 anni – e che vuol dire? un bambino di 4 anni non può decidere, che so, di cambiare un paio di articoli della costituzione, combattere le guerre puniche e firmare un contratto di lavoro temporaneo?
– ma non lo vedo da 15 giorni…
– pensi solo a te stesso… la tua visione è adultocentrica… – vabbè… ciao
Tentativo di visita presso scuola: – Salve, sono venuto a trovare mio figlio. Devo dargli il regalo di compleanno…
– ma lei è autorizzato? – sono suo padre.
– ma è autorizzato? – non sono un criminale…
– devo chiamare la madre per sapere se lei può vedere il bambino o se le visite sono impedite.
– senta, lo so che se lei non fa il suo lavoro poi possono denunciarla e lei ha una responsabilità. ma, mi creda, non c’è nessuna restrizione, dovrei vederlo questo fine settimana ma oggi è il suo compleanno e allora volevo dargli il regalo.
– può lasciarlo a me e glielo do io.
– Vabbè… ecco… ciao.
Ergo, da questi esempi, più o meno volutamente esagerati (ma mica poi tanto) si capisce che sin dal momento della separazione il bambino rientra in una fase di protezione con una serie di bodyguard che devono tutelarlo dal padre a prescindere dal fatto che lui abbia sul groppone denunce di vario tipo. Il padre non è il genitore di cui aver fiducia.
Prima di lui c’è la madre, genitore di serie A, e poi, a pietire e incazzarsi, c’è il padre. Il padre, se si incazza troppo, e denuncia, lui, la madre, se richiede nuovi tempi di visita o l’ottemperanza delle decisioni del giudice, se pone qualunque questione e problematizza tutto ciò che avviene, diventa un genitore conflittuale e se c’è conflittualità tra i genitori è lo Stato che prende le redini della storia e dopo varie perizie, con consulenti tecnici d’ufficio (CTU), cui si risponde con le consulenze tecniche di parte (CTP), a pagamento, a partire da professionisti che di questo mestiere campano, si può arrivare a stabilire che data l’alta conflittualità (alta perché lui si è incavolato e non ha mandato giù che il monopolio degli incontri tra lui e suo figlio fosse a partire dalla ex moglie) quel bambino può essere affidato ai servizi sociali con collocamento presso la madre.
Le condizioni di visita raramente cambiano e le tre modalità che ho descritto sopra possono comunque avvenire.
Perché nel sistema giuridico italiano se il padre esce dal suo ruolo anacronistico di mantenitore a distanza e vuole assumere un ruolo di cura diventa una minaccia per l’ordine precostituito fatto di mamme chioccie e clan familiari che le proteggono. In questi casi può accadere che: un padre che non molla può trascinarsi in anni e anni di cause che certe volte gli costeranno denunce tardive (la ex moglie per toglierselo dalle scatole di punto in bianco, dopo un tot anni dalla separazione, lo denuncia per abusi, violenza, cose così… con tutto il rispetto per le donne che denunciano per violenze subite che certamente esistono e sono gravi) e anni e anni di processi dai quali uscirà assolto ma, comunque, non lo risarciranno della sua intenzione iniziale, quella per cui tutto era cominciato.
Voleva vedere il figlio e quel figlio non lo vedrà. Gli anni in cui quel padre viene tenuto separato dal figlio diventano motivo di distanza, il figlio non lo riconosce, ha sentito parlare tanto male di lui, non lo vuole più vedere.
Dunque ci sono i padri che si rassegnano, non ne possono più, mandano tutto a quel paese ed emigrano, quelli che rinunciano per evitare che i figli vengano chiusi in case famiglia, dove finiscono se la conflittualità tra i genitori è altissima e i servizi sociali ritengono sia meglio per loro, ci sono i padri che sono devastati e distrutti, fisicamente, emotivamente, economicamente, e smettono.
Ci sono quelli che continuano, insistono, si appigliano alle modalità più improbabili e di questo parlerò in un’altra puntata.
Per ora mi fermo qui.
Dicendo che se è adultocentrica la visione di un padre che immagina che il figlio debba amarlo in ogni caso, allora, quella della madre che cos’è?