Paolo Crepet: “Un omicidio frutto di una cultura feudale. In cui l’uomo è proprietario, non padre”
Mi è capitato questo articolo su huffingtonpost di una intervista a Crepet sul caso del padre(?) che ha ucciso il figlio e se stesso .
Sono assolutamente d’accordo con il giudizio che da Crepet.
Dobbiamo capire come non far ripetere questi gesti sconsiderati, non giustificarli, perche non lo sono in nessun modo.
Gesti che si possono classificare solo come vigliaccheria, gesti che cercano di colpire la madre, gesti da padrone e non di amore nei confronti dei figli
Paolo Crepet: “Un omicidio frutto di una cultura feudale. In cui l’uomo è proprietario, non padre”
Paolo Crepet commenta l’episodio di Torino: “Sei un vigliacco? Sì, uccidendo se stesso e il figlio ha ucciso anche la moglie, forse nella maniera più terrificante. È meno violenta una persona che ti uccide con un kalashnikov”
Paolo Crepet non accetta che si parli del “dramma dei padri separati” come di una “sindrome” matrice di atti violenti, perché “se esistesse ci sarebbe un’ecatombe di donne e bambini”. In provincia di Torino, l’operaio 47enne Claudio Baima Poma ha tolto la vita a se stesso e al figlio Andrea, di 11 anni. Su Facebook ha scaricato le colpe del gesto sull’ex compagna, Iris Pezzetti, con la quale era separato da un anno e mezzo, ammettendo la forte depressione in cui era piombato da qualche anno. ”È un altro il fenomeno di cui è appropriato parlare in riferimento alla vicenda”, spiega ad Huffpost il professor Crepet, psichiatra e scrittore, “quello di uomini, non giovanissimi, che non sopportano la frustrazione, l’evento negativo in totale contrasto con una certa educazione”.
Questa educazione insegna che i figli maschi non devono perdere mai, perché perdere non è accettabile: “Non si può tornare a casa sconfitti da una donna che si ritiene inferiore, non degna di una propria capacità decisionale. Questo concetto è rafforzato da un’idea medievale, ma ahimè contemporanea, che i figli sono proprietà. Soprattutto se sei maschio, ma non solo”.
Nel post scritto prima di suicidarsi, l’uomo parla per per lo più dei motivi che lo hanno spinto a togliersi la vita. Solo in una parte parte cita il figlio: “Lui non poteva stare senza di me, ora staremo insieme per sempre”
Parlare di egocentrismo è un eufemismo. Qui c’è di peggio. C’è un’idea feudale, del matrimonio e della figliolanza. C’è un cavaliere dell’impero del Male, che ritiene la donna sposata un utero e null’altro. Qualcosa che mette al mondo un figlio, che non è di sua proprietà. Ma non è un’idea di genere. Dietro a quell’uomo c’è una donna, una madre. Senza entrare nel merito del caso, ma traendo considerazioni generali: sono convinto che si tratti di una questione educativa e l’educazione la fanno i padri tanto quanto le madri. È come la mamma che giustifica il figlio bullo. È una cultura che è dalla parte della violenza: la insegna e giustifica. Ecco perché non si può parlare di delitti di genere, la questione è molto molto più complessa.
L’ex compagna lo definisce un “vigliacco”. “Mi ha dato la colpa di cose che lui non era in grado di affrontare”, dice
Sono pienamente d’accordo. È un atto vigliacco. Il suicidio è una morte senza tempo, lo scrissi trent’anni fa in un libro che uscì in Italia sul suicidio. Lo scrissi perché conoscevo le reazioni dei sopravvissuti. Di una malattia te ne fai una ragione in qualche modo, così come di un incidente stradale. Un suicidio porta al senso di colpa, che quest’uomo ha voluto sottolineare ulteriormente. Uccidendo se stesso e il figlio ha ucciso anche la moglie, forse nella maniera più terrificante. L’ha condannata a morte lentamente, giorno dopo giorno. Tra trent’anni lei si ricorderà di ciò: è una condanna di un sadismo impressionante a continuare a ripetersi per sempre: “Io lo dovevo capire, io lo dovevo prevedere. Avrei potuto salvarlo?”. È meno violenta una persona che ti uccide con un kalashnikov.
Questa vicenda ne ricorda un’altra di cronaca avvenuta solo pochi mesi fa, anche in quel caso un padre, Mario Bressi, ha ucciso i suoi bambini, dando la colpa alla ex. Che ruolo assumono i figli in queste dinamiche?
Se scendiamo da questo grado di assoluta drammaticità, per arrivare a una più “modesta” quotidianità, i figli per tanta gente sono oggetto e non soggetto. Ne parli con un avvocato matrimonialista e vedrà con quale cinismo e cattiveria si usano i figli per danneggiare il partner.
Com’è possibile arrivare a tali estremi?
Non si giustifica. È che noi siamo feudali. Usiamo internet e i social, ma non siamo diversi dall’uomo del 500.
E la depressione può considerarsi una giustificazione?
Non la mettiamo in mezzo. Gli psichiatri – quelli che non considero bravi – provano a metterci subito una pezza, trovando una diagnosi che in qualche modo giustifichi l’atto. Questo è un mestiere sporco. È quello che il mio maestro Franco Basaglia chiamava “l’abbraccio mortale fra psichiatria e giustizia”. È culturalmente orrendo, porta a dire “Ah be, poverino. Alla fine era depresso”:
Fonte: https://www.huffingtonpost.it/entry/crepet_it_5f6884e9c5b6de79b67821bd