Patrimonio e matrimonio
Patrimonio e matrimonio Il divorzio compie quarant’anni: battaglia vinta e conquista civile.Non si può dire che l’istituto sia inutile. Secondo l’Istat, dal 1995 la crescita è stata costante: se nel 1995 si verificavano 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni, nel 2008 si è arrivati a 286 separazioni e 179 divorzi, con un incremento del 3,4 e del 7,3% rispetto all’anno precedente.
Naturalmente, siccome siamo italiani, il nostro è il Paesecon i tempi più lunghi nelle procedure di primo grado, ci siamo beccati, per questo, anche un rimprovero dalla Commissione europea per l’efficienza della giustizia, che ci ha invitato a introdurre procedure semplificate, meno costose e più brevi. Quanto alle cause le statistiche indicano, ma va?, il tradimento scoperto
come la principale. Ma i numeri non raccontano nulla del dolore e del disagio che stravolge – dentro e fuori – la vita. Che è fatta anche di luoghi, odori, abitudini e reti sociali. C’è la perdita – più o meno improvvisa, più o meno subìta – di un compagno, che non solo è meta d’amore e desiderio, ma è anche custode delle proprie solitudini. L’immagine di Margherita Buy ne “I giorni dell’abbandono”, sdraiata sul pavimento di casa con gli occhi trasparenti, racconta più di mille parole. Matrimonio fa rima (anche) con patrimonio e si è aggiunta, in questi anni di contrazione economica, anche una difficoltà pratica: soldi che, divisi, non bastano. Quando le donne non lavoravano, spesso era il portafoglio a tenerle legate al marito più che il cuore. Ma le donne hanno conquistato autonomia economica e quindi indipendenza sentimentale: due declinazioni di un unico concetto, la dignità. Nelle storie dei divorzi ci sono figli, liti, ricatti, bugie, rancori che non si stemperano. Oggi c’è anche la sempre maggiore difficoltà dei genitori a sostentarsi. Si parla molto di tutela della moglie, che spesso è anche madre: la legge si cura di questa specificità. Anche se sono quotidiani gli esposti ai tribunali a causa di mariti che non pagano gli alimenti, talvolta anche occultando con viltà il proprio denaro. C’è però anche una difficoltà maschile, che cresce sempre più: sono i padri che non sanno dove abitare, perché non si possono permettere un affitto. E finiscono nei dormitori, come ieri raccontava il “Corriere” con un articolo su un centro della periferia di Milano che ospita 53 padri separati, senza una lira e con la rabbia di non poter portare i loro figli in una casa che non hanno più. A Bolzano la Provincia ci ha pensato un paio d’anni fa, creando veri e propri appartamenti per padri separati in difficoltà. Già nel 2004 era stato aperto dal Centro assistenza separati e divorziati un rifugio: cinque stanze con bagno. Al di là di un necessario intervento delle amministrazioni qualcosa si può fare, singolarmente (salvo il principio di eccezione: ogni caso, ogni matrimonio, ogni amore fanno storia a sé). Ex – mogli e mariti – sono pur sempre persone che hanno fatto insieme un pezzo di strada. Ed è vero che ci sono umiliazioni e torti che non si possono perdonare. Però la vendetta non restituisce la felicità, portando spesso lontanissimo dalla civiltà: valore da cui non si dovrebbe prescindere, principalmente per se stessi. E poi se ci sono i divorzi, vuol dire che qualcuno ancora al “finché morte non ci separi” ci crede: dopotutto è una promessa di felicità. Almeno per un po’.