Piano con i Bambini!
Daniela Fiorini è una mamma che ha cercato di saperne di più su un corso di prevenzione agli abusi sessuali previsto per suo figlio che frequenta la quarta elementare. Emergono molte perplessità.Daniela Fiorini è una mamma che, insospettita, ha deciso di aprire gli occhi e di verificare. Verificare cosa? Cosa ci sia dentro e dietro alcuni progetti scolastici proposti nelle scuole dei suoi due figli, la scuola primaria Giotti e un Nido comunale. Infatti, sentir parlare di un progetto di prevenzione agli abusi sessuali a bambini di quarta elementare; sentirsi dire che la partecipazione è obbligatoria; apprendere che oggetto del corso sarà anche il superamento degli stereotipi di genere… Obiettivamente farebbe drizzare le orecchie a molte mamme.
«Sono venuta a conoscenza in modo del tutto casuale e in ambiti extrascolastici, degli “Standard per l’Educazione Sessuale” dell’OMS-Europa (di cui si è ampiamente occupato anche Vita Nuova, ndr) — ci racconta la signora Daniela — e ho iniziato la mia ricerca per vedere se anche nelle scuole dei miei figli fossero state recepite nel POF le incredibili raccomandazioni dell’OMS».
Rilevando nell’offerta formativa dell’Istituto comprensivo “T. Weiss” un progetto già svolto per le scuole medie, ha formalmente diffidato il dirigente dall’intraprendere qualunque iniziativa nei confronti dei suoi figli senza il suo previo ed espresso consenso, riservandole la possibilità di avvalersi o meno di tali insegnamenti al pari di quanto avviene per la religione cattolica. La diffida è stata inviata per conoscenza anche all’Assessore all’istruzione Grim e al Sindaco.
Quale offerta formativa?
Seguendo questo iter, Daniela Fiorini è venuta a conoscenza di un progetto che si avvierà il prossimo anno scolastico per i bambini della V elementare del proprio Istituto, del comprensivo Dante e presumibilmente di tutte le altre scuole.
«Si tratta del Progetto Porcospini — spiega la signora Daniela — il cui obiettivo, per lo meno quello dichiarato, è di sviluppare buone pratiche nella prevenzione primaria degli abusi sessuali sui minori.
Lo stesso Comune di Trieste ha indirizzato a ogni Istituto una breve nota di presentazione del progetto: «Sperimentazione sui temi dell’educazione sessuale e sulla prevenzione dell’abuso e maltrattamento, riservato alle classi quarte e quinte sulla base del percorso “Le parole non dette” di Alberto Pellai, promosso da Lions Club e Tavolo Interistituzionale contro la violenza ai minori. Il percorso di articolerà in 5 incontri quindicinali della durata di due ore ciascuno e alcuni incontri con i genitori. Lo stesso è curato da Malab, Istituto Burlo Garofolo, Gruppo Caronte e non comporterà alcun aggravio di costo per l’Istituto». Questo diceva il Comune.
Come Daniela ha poi sperimentato, i genitori non sono stati coinvolti, non saranno ammessi alle lezioni e sono stati semplicemente informati. Questo nonostante nel progetto originario, scaricabile anche da internet, ci sia scritto a chiare lettere che l’itinerario formativo è «rivolto a bambini e genitori». In realtà questi ultimi sono stati interessati solo a puro titolo informativo in un incontro di presentazione ed eventualmente in date da concordare con gli operatori nel periodo di svolgimento. I genitori non hanno potuto nemmeno visionare il materiale didattico.
«Il Corso — chiarisce a Vita Nuova Daniela Fiorini — che rientrerà nel POF del prossimo anno, è stato presentato dalla Coordinatrice ai genitori delle classi quarte uscenti come già deciso (sottolineando la gratuità per l’Istituto e quindi l’ottima opportunità offerta) e le psicologhe del MaLab (un Gruppo Interistituzionale contro il maltrattamento e gli abusi ai minori, nato a Trieste nel 1998 ma che, a quanto pare, solo ora ravvisa la necessità di affrontare con tanta sollecitudine e direttamente nei programmi scolastici un problema che già allora esisteva) hanno sommariamente esposto i contenuti: il secondo incontro è riservato agli “stereotipi di genere”. Davanti a richieste dei genitori di specificare cosa intendessero, hanno vagamente citato solo quelli maschile/femminile, eludendo con accortezza la tematica LGBT. Risposta abbastanza inconsistente visto che ormai le differenze di ruolo tra maschio e femmina sono da tempo penetrate nella collettività e divenute parte di un costume e di uno stile di vita a cui i bambini sono del tutto abituati”.
Alla ricerca di chiarimenti
Il corso riguarda la prevenzione degli abusi sessuali. Ora — si chiede la signora Fiorini — come è possibile parlare di questo argomento senza toccare quello del sesso? E come è possibile farlo in rapporto a bambini di quarta elementare senza un forte raccordo con i genitori? Gli incontri avranno l’obiettivo di aiutare i bambini ad “identificare le situazioni a rischio” senza però affrontare la sessualità, garanzia che appare in evidente contraddizione con il titolo del corso.
Qualche genitore, preoccupato per la compressione degli orari scolastici, ha chiesto se fosse proprio necessario tale progetto sottraendo ulteriori ore alla didattica. È stato precisato che le insegnanti svolgono quotidianamente un’educazione all’affettività e che questo progetto rientra nel programma di studio su indicazione del Ministero. È stato richiesto quanto vincolanti fossero tali raccomandazioni ma non è stato chiarito.
Già nel primo colloquio con il dirigente, Daniela Fiorini aveva richiesto se sarebbe stata garantita ai genitori la libertà di scelta se far partecipare o meno i propri figli a tali iniziative e la risposta non è stata positiva.
Altri genitori hanno rivolto un’analoga domanda per il progetto Porcopsini ma è stato risposto che non è possibile perché la materia è curricolare.
La maggior parte dei genitori non ha mai letto il documento “Standard di Educazione Sessuale in Europa”, non sa che è in corso una tabella di marcia molto serrata, in ogni Paese dell’UE e non solo, per propagare l’ideologia di gender nelle scuole, non ha letto la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” del Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri — tutte cose ampiamente presentate da Vita Nuova — e quindi non ha le informazioni minime indispensabili per poter comprendere cosa stia accadendo dietro proposte formative solo apparentemente inoffensive.
Se vi fosse maggiore informazione e consapevolezza, essi comprenderebbero i rischi reali, già in atto, e non potenziali per l’educazione dei propri figli ed eserciterebbero un ruolo più attivo e critico nei confronti della scuola.
Domande e perplessità
A questo punto sorgono alcune riflessioni. L’impressione complessiva della signora Daniela Fiorini è che il Progetto Porcospini sia una sorta di cavallo di Troia per non entrare a gamba tesa, direttamente con l’ideologia del gender nelle scuole di ogni ordine e grado ma promuovendo un diffuso clima di fiducia tra insegnanti/genitori ed operatori esterni: finalità facilmente raggiungibile se si informa in modo omissivo o parziale, non favorendo un aperto dibattito sulle questioni più ampie.
Un’altra fonte di perplessità è data dal modo in cui è stata gestita l’intera questione: il progetto è stato presentato senza previa discussione e approvazione in Consiglio di Istituto, dove sono rappresentati anche i genitori.
La Scuola — aggiunge Daniela Fiorini — in un periodo di crisi e difficoltà economiche, si trova a convivere con una cronica mancanza di fondi che impedisce la continuità di alcuni progetti di successo come quello che consente di intercettare per tempo e seguire i disturbi DHD (numericamente sempre più diffusi) ma si presta volentieri ad accogliere proposte gratuite, offerte e confezionate con magistrale abilità di marketing senza approfondire il contesto più ampio in cui si inseriscono per arricchire apparentemente la vetrina del POF.
Apparentemente richiede la compartecipazione dei genitori chiedendo la sottoscrizione di un “Patto di corresponsabilità” ma di fatto li esclude da processi decisionali significativi e mal tollera domande troppo invadenti sul proprio operato.
Il dato certo è che il prossimo anno scolastico il progetto Porcospini sarà avviato nelle scuole elementari del Comprensivo Tiziana Weiss e del Dante, con ore curricolari e l’esclusione dei genitori. Per qualche risposta in più e soprattutto per una concreta verifica delle più che legittime preoccupazioni di Daniela, purtroppo non ci resta che aspettare. Ma non aspetteremo inattivi.
Fonte:http://www.vitanuovatrieste.it/