Riflessione
Pensandoci è paradossale come il nostro sistema tenti di risolvere i conflitti familiari in fase di separazione e/o divorzio, gettando gli interessati, in un vortice dieci volte più conflittuale che li vede antagonisti sul ring della via giudiziaria. Una via che per come si presenta, non manca di avere enormi falle, la quale con molta facilità piuttosto che incoraggiare alla tolleranza o ad una decisione concordata inasprisce la conflittualità, intervenendo infatti, nella maggioranza dei casi sempre e solo a favore della madre, a volte addirittura si ricorre a condizioni prestampante dove manca solo da precisare i giorni di visita e la somma che il padre dovrà versare per il mantenimento , decidendo in maniera diversa, da quella che si potrebbe definire un vero e proprio affido condiviso, costringendo il padre ( quasi sempre) a gocciolare il proprio tempo con il figlio e riducendolo il più delle volte ad una figura accessoria più che necessaria,senza contare poi quei casi ( neanche troppo rari) in cui si è davanti a dei veri e propri tentativi di rivalsa dell’altro coniuge che si impegna nell’eliminazione definitiva dell’altro, in una sorta di riproduzione della così detta sindrome di Medea.
Un sistema dunque che favorisce la creazione e lo sviluppo di quei comportamenti che a posteriori possono essere letti come psicopatici, aumentando la frustrazione, la rabbia, il risentimento e il senso di impotenza di chi ne rimane vittima.
Si finisce così per venire meno all’obiettivo proclamato sotto ogni bandiera, ovvero quello di tutelare il bene del minore, perché una volta che la famiglia si spezza in realtà, egli si trasforma in un mero strumento giuridico, che rappresenta la coppa che andrà a premiare il genitore che vince o che perde sul ring. Il problema inoltre, è che lo stesso sistema non si impegna affatto a risolvere queste problematiche , a creare le condizioni cioè, per una vera e propria condivisione della genitorialità e questo perché fondamentalmente il sistema e tutte le parti che ne fanno parte, si trovano a guadagnare dallo stesso conflitto che si vuole risolvere, ecco quindi che si da il benvenuto alla nuova legge sulla filiazione che oltre a prevedere la parità tra figlio naturale e legittimo ha trovato spazio per introdurre un concetto che annulla completamente il passo avanti che aveva rappresentato ( seppur più in teoria che in pratica) la legge n.54 , ricostituendo la figura del così detto “ genitore prevalente”.
L’unico vero diritto del minore dovrebbe essere quello della bi genitorialità, per garantirgli in questo modo un buon sviluppo fisico e psichico .. ma chissà forse ( ironia) aveva ragione quel giudice del Tribunale dei Minorenni di Roma che disse : “ Di pari diritti ai genitori, non ne voglio neanche sentir parlare, ricordatevi che il cane ha un solo padrone!”….