SE FAI IL CATTIVO CHIAMO PAPA’…
di Gaetano GIORDANO
“Se fai il cattivo lo dico a papà…!”
Quante volte abbiamo sentito dire questa frase, e quante volte abbiamo visto il papà arrivare prontamente, orgoglioso di essere lui il “forte” della famiglia, tutto e possente ingrugnito a punire il bambino per conto della mamma, producendosi in rimproveri minacciosi e qualche doloroso scappellotto, fino a che, magari, il bambino non piange disperato ed è la mamma buona e amorevole a soccorrerlo, facendo notare all’uomo che ha esagerato?La scena è assolutamente molto comune, e la maggior parte di noi sicuramente ne saranno stati protagonisti se uomini (uomini? O ancora bambini anch’essi?) nelle vesti del papà, accorso a fare il poliziotto duro e manesco, ligio al dovere (e agli ordini della mamma), o nel caso di signore, nelle vesti della mamma che per ottenere giustizia chiama il maschio che ha a disposizione.
Quale pensate che sia il risultato nella mente del bambino?
Beh, non bisogna essere grandi psicologi per capire che a questo punto per lui il papà sarà il genitore minaccioso, quello che usa le mani e lo spavento per imporre giustizia e comportamenti “normalizzati”, quelli che stanno bene alla mamma, mentre la mamma sarà il genitore affettuoso, severo ma mai manesco, e spesso talmente comprensivo da dire: “Per questa volta non dico niente a papà quando torna… Se non sapete cosa fa lui!”.
Se poi qualcuno si azzarda a dire che è così, o meglio: anche così, che si trasmette nelle famiglie, e dunque anche nella nostra cultura, l’immagine del padre violento e della mamma buona, magari un sacco di gente ci si arrabbia e comincia a dire che siamo maschilisti, violenti, prevaricatori. Perché è vero che i papà sono quelli violenti, che usano le mani, e se lo fanno con i bambini lo fanno anche con le mamme. Sarò malvagio, e maschilista, ma secondo me lo dicono proprio perché queste favolette infantili devono proseguire fino il fondo e, soprattutto, senza dire che sono favolette.
Perché, parliamoci chiaro: se è la mamma che deve avvertire il papà, ed il papà è l’esecutore poliziesco che si attiva e comincia a picchiare quando lo chiama la mamma, questa è un’autorità superiore, ma anche una autorità che non si sporca le mani con la violenza: ma la fa usare ad altri per conto proprio, forse la violenza ai figli la fa vedere il padre, ma è la madre che la spinge e la invoca.Il che implica che nella maggior parte delle famiglie italiane, ma forse anche mondiali, il messaggio che passa è proprio questo: il papà è quello violento, quello che usa le mani per imporre il silenzio e i comportamenti a modo, quelli che non piacciono alla mamma.
Mamma è invece quella buona e caritatevole, e talmente affettuosa da far intervenire solo quando non può farne a meno il “poliziotto” cattivo, sempre di turno e praticamente sempre alle sue dipendenze. Il che significa un’equazione terrificante, che si sta trasferendo di generazione in generazione nella nostra cultura anche -e forse soprattutto- grazie a questi modelli: che a noi sembrano banali, banali, banali, ma che invece contengono tonnellate e tonnellate di stereotipi, di modelli autoreferenziali e ripetitivi, di incitamento a vedere le cose -e, ahimè: soprattutto le persone- a senso unico.
Si dice che i femminicidi sono tantissimi, e gli uomini uccisi dalle donne sono molti meno.
Sicuramente le cifre attuali dicono questo, anche se tra i femminicidi non contano le donne uccise per gelosia da altre donne (sarà perché le donne uccise per gelosia da altre donne sono meno donne?). Ma contate quanti sono gli uomini uccisi da altri uomini spinti alla violenza dalle proprie donne. E magari, se siete in vena di sociologismi vari, andate a vedere qual è nelle organizzazioni mafiose il ruolo delle donne organiche alla cosca. In basso alcuni link, giusto per parlare di violenza, e di trasmissione dei modelli di violenza.
Un consiglio però ai papà bisogna darlo.
La prossima volta che la mamma dei vostri figli vi chiama a fare il giustiziere spietato, quello che rimette a posto le cose con le maniere forti, la paura, il dolore, lo schiaffone o la spinta, non sentitevi forti accorrendo e usando le mani.
Quella è la mamma che è dentro di voi e che sta solleticando il vostro “Ego” di bambinoni in cerca di approvazione e apprezzamenti da bambinone.
Rifiutatevi di essere i poliziotti cattivi di uno stile violento, di cui poi vi accuseranno.
E se vedete una mamma che per strada o al supermercato urla contro il figlio per paralizzarlo, terrorizzarlo, spaventarlo, fermatele con gentilezza, e spiegate loro che è così che poi avremo maschi violenti, da criminalizzare per un comportamento che non solo i padri possono aver insegnato loro.
Spiegate alle mamme che le minacce e la violenza fanno male ai bambini quanto alle donne.
Rifiutatevi, cioè, di mandare avanti una favola nera nella quale i papà sono tutti orchi.
http://www.linterferenza.info/attpol/donne-mafia-ruolo-femminile-nella-ndrangheta/
https://www.donnamoderna.com/news/societa/camorra-donne-killer-chi-sono-maria-licciardi
https://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/item/136343-la-ferocia-delle-donne-nella-faida-delle-preserre-gli-devono-tagliare-i-cannarozza/
Dr. Gaetano GIORDANO
Medico-chirurgo
Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni
Psicoterapeuta