SIAMO TUTTI WILLIAM PEZZULO
Ill. mo Sig. Presidente della Repubblica
SERGIO MATTARELLA,
questa richiesta non proviene solamente da colui che la sta materialmente scrivendo.
Questa richiesta viene gridata a gran voce da tutti quegli uomini e quelle donne che hanno conosciuto la tragedia di William Pezzulo, ne sono rimasti sconvolti ma al contempo affascinati dalla straordinaria dignità del suo protagonista.
La sua maledetta storia ha inizio la notte del 12 settembre 2012, quando William aveva appena 26 anni e una vita di pagine bianche interamente da scrivere.
Invece, all’improvviso, tutti i suoi sogni, i suoi progetti, le sue speranze venivano crudelmente sepolte sotto le macerie della follia più cupa. Una secchiata di acidi corrosivi versata in pieno volto da colei che diceva di amarlo poneva fine alla spensieratezza della sua giovane età.
La “banalità del male”, scriveva Hanna Arendt. Il gesto più bieco e meschino che un essere umano possa compiere nei confronti di un altro essere umano: l’omicidio di identità.
E’ un miracolo che William sia sopravvissuto a quel miscuglio di acidi letali: da quell’agguato, riportava ustioni sul 40% del corpo, si rendeva altresì necessaria l’ estrazione del bulbo oculare destro e una diminuzione del 90% del campo visivo all’occhio sinistro. In pratica, la cecità.
Quasi certamente, la morte istantanea sarebbe stata per chiunque meno dolorosa. Invece, dagli abissi della propria sofferenza, William non ha mai smesso di rimanere aggrappato alla vita e di lottare come un vero guerriero.
Nel corso di questi 9 faticosissimi anni, William si è sottoposto a 44 ricoveri, ha subito 44 interventi chirurgici, numerosissimi innesti ed esportazioni di pelle necessari per andare a rivestire la parte epidermica rimasta “vuota” a seguito delle bruciature provocate dall’acido. Si, avete letto bene Sig. Presidente, 44 RICOVERI E 44 OPERAZIONI.
Qualcosa di inimmaginabile e di insopportabile per qualsiasi essere umano, ma non per William.
Con il suo silenzio, con il suo garbo e la sua compostezza, lontano dai riflettori e dai rumori della cronaca, ha sopportato il dolore ed il calvario di una sofferenza inumana e disumana.
Ha accettato “la banalità del male” e ha persino fatto coraggio alla propria famiglia mentre, impotente, assisteva alla deformazione permanente del proprio volto e al cambiamento irreversibile della propria traiettoria di vita.
Nei confronti di “lei” Elena Perotti, la responsabile di quel capolavoro dell’orrore, e per il suo complice, nemmeno una parola di comprensibile odio. Nessun sentimento di vendetta. Eppure, ne avrebbe tutte le ragioni…
E allora, sig. Presidente, tutti gli uomini e tutte le donne che firmano questa richiesta le domandano:
Chi, se non William Pezzulo, merita di essere onorato con il titolo di “Cavaliere della Repubblica”?
Chi, se non William Pezzulo, può essere ritenuto un esempio eroico da emulare di fronte alle tragedie della vita?
Lui, che con la sua umiltà e compostezza ha dimostrato all’ Italia intera la dignità e il valore di un Uomo (con la U maiuscola) che sopporta in silenzio il proprio Calvario, un Uomo che, nonostante tutto, continua ad amare la vita e a lottare con straordinaria energia.
William, con il suo esempio, ha dato una lezione di vita che difficilmente qualcuno dimenticherà. Ci ha mostrato una capacità di sopportazione del dolore fuori dal comune perche non sfocia in vendetta, né in un malsano desiderio di rivincita: il dolore di William si è trasformato in voglia di rinascita, di amore, di vita.
SIAMO TUTTI WILLIAM PEZZULO