Turchina, bimba negata al papà
Poi nel 2007 Lombardo ha ottenuto l’affido condiviso, ovvero piu’ tempo per vederla. O almeno questo e’ quanto stabilito dal giudice. Ma nella sostanza nulla e’ cambiato. Ogni settimana, dal 2003, percorre i trecento chilometri che separano Roma da Termoli per passare qualche ora con la figlia nella speranza che la ex compagna non opponga resistenza. Ecco perche’, dopo aver denunciato innumerevoli volte la donna per inottemperanza dell’ordine del giudice, invano, Lombardo ha deciso di ricorrere alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. Martedi’ arrivera’ la sentenza che potrebbe condannare l’Italia e il suo sistema giudiziario minorile per aver violato sistematicamente il diritto della bambina a vedere suo padre. “I decreti del Tribunale per i minorenni sono tutti a mio favore. L’affido e’ condiviso. I giudici hanno scritto che ho ragione nel pretendere di frequentare Turchina. Eppure la mia ex compagna puo’ continuare a sottrarsi ai suoi obblighi senza che nessuno intervenga” spiega l’uomo, esasperato. Numerose relazioni del Tribunale per i minorenni hanno stabilito che Lombardo e’ un padre affettuoso e adeguato. Nel suo sito – e’ psicologo e artista – ha dedicato una sezione dedicata alla storia della sua paternita’ difficile. Turchina e’ il nome che ha scelto per parlarne in pubblico. Invece i servivi sociali hanno assicurato che la madre manda spesso all’aria gli incontri famigliari e hanno ordinato, per lei, una terapia psicologica coatta affinche’ possa riflettere sul suo dovere di madre. Eppure la situazione e’ rimasta identica. “Sulla carta i provvedimenti del Tribunale sono ineccepibili”, sottolinea il suo avvocato Giorgio Vaccaro, esperto in diritto di famiglia. “Ma in Italia manca un braccio operativo che faccia in modo che Turchina e suo padre possano incontrarsi senza ostacoli”. In sostanza, lamentano che nessuno interviene per modificare il comportamento materno. Facile pensare al bambino di Cittadella (Pd) strappato a forza dai parenti della madre all’uscita della scuola. In quel caso, spiega il legale, il Tribunale aveva stabilito che la madre non era adeguata e dunque il bimbo doveva essere affidato al padre. La vicenda di Lombardo e’ diversa e ricalca quella di numerosi padri separati. Turchina e’ nata nel 2001. Due anni dopo e’ arrivata la separazione dei genitori. E cosi’ e’ cominciato il calvario settimanale, ore di macchina per raggiungere il luogo dell’appuntamento con la figlia, per poi rimanere in attesa del nulla. “Mia moglie spegneva spesso il telefono, oppure mi diceva che quel giorno Turchina non aveva voglia di passare del tempo con me”. Pochi mesi dopo la separazione scatto’ un tranello: i parenti dell’ex compagna denunciarono Lombardo per violenza privata. Il processo si e’ concluso lo scorso anno, con l’assoluzione completa dell’uomo. Lombardo non ha mai passato il Natale, la Pasqua o le vacanze estive con la figlia. Riesce a vederla poche ore la settimana, non sempre, e il rapporto e’ tutto da costruire: “Turchina non si lascia abbracciare da me, e nemmeno prendere per mano. Ancora non si fida, a causa di tutto quello che le hanno raccontato”. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo gia’ nel 2010 condanno’ l’Italia per una storia simile: un uomo di Rimini aveva fatto ricorso perche’ i servizi sociali non erano stati capaci di trovare una mediazione con l’ex moglie che negava le visite al figlio. “Se i giudici mi daranno ragione per me sara’ una vittoria di principio”, conclude Lombardo che nemmeno questa settimana e’ riuscito a dare la buonanotte alla bimba. E, come sempre, non ha ottenuto di conoscere il numero del suo telefonino. Dopo la sentenza, attendera’ comunque l’esito delle cause contro la madre di Turchina: processi penali che durano da anni e che, una volta conclusi, non e’ detto porteranno ad un cambiamento. “Il problema della macchina giuridica e’ proprio questo”, specifica il suo legale: “Un tribunale impiega molto tempo prima di giudicare mentre il destino affettivo di un bambino merita celerita’. Molto spesso gli incontri stabiliti avvengono durante il weekend, quando i servizi sociali non lavorano. Se l’ ex coniuge nega di far vedere il bambino l’altro genitore non puo’ fare altro che incassare. Oppure presentare un esposto, che pero’ arrivera’ a sentenza mesi dopo. Su queste lacune continuano le ingiustizie”. Turchina