Una denuncia pubblica
Voglio denunciare pubblicamente una strage sociale che sta accadendo in questo paese, è la sottrazione dei figli alle famiglie istigata dai Servizi Sociali e decisa dal Tribunale per i Minorenni, a continuazione vi racconto il mio dramma di vita comune a tanti altri casi rimasti nel anonimato.
Sono venuta in Italia nel anno 1998 per stabilire un rapporto di fatto con un italiano e poco dopo è nata mia figlia, poi lui a lasciato il nucleo famigliare quando mia figlia aveva 2 anni, sin d’allora ho dovuto lottare per i nostri diritti contro il padre che mi ha fatto una falsa denuncia accusandomi di “maltrattamenti” a mia figlia e contro i Servizi Sociali che hanno intervenuto complicando il problema per controllare la nostra esistenza e toglierne guadagno. Alla fine mi hanno tolto mia figlia con un decreto urgente imputata di “maltrattamenti” e per non avere ubbidito il provvedimento del giudice. Il 6 dicembre 2004 ho portato mia figlia a scuola e non è tornata mai più a casa perché l’hanno affidato definitivamente al padre, il quale mi ha lasciato da sola senza niente per farmi pagare la sua ospitalità e costringermi alla sua volontà col sostegno dei Servizi Sociali.
La bambina viene educata contro sua mamma facendo del nostro rapporto un problema costante e subendo violenza psicologica e anche economica perché se ne profittano della nostra necessità per doverci adeguare alle sue imposizioni. Dal 17 dicembre 2004 ho incontrato mia figlia 1 ora alla settimana sotto sorveglianza nel consultorio dei Servizi Sociali, questa modalità di visite carceraria in un ambiente anomalo è durata fino il 5 aprile 2007 quando hanno sospeso gli incontri fissando 1 telefonata alla settimana sorvegliata dal padre, il quale interrompeva il dialogo tra di noi per ostacolare il nostro rapporto e prolungare il problema soltanto per una ragione di possesso, egoismo, intolleranza, discriminazione e razzismo, perché io non posso uscire in vacanze dal territorio italiano con mia figlia, invece il padre se ne andato con la bambina al estero senza informarmi e senza avere il mio consenso.
Da luglio 2008 non posso parlare più con mia figlia al telefono e da 20 mesi che ci tengono incomunicate, ma io ragiono da mamma e la vado ad incontrare la dove abita perché non si dimentichi di me e per potere sapere di lei, li porto libri, giochi, vestiti e merende quello che posso fare a distanza, pero ogni volta che mi avvicino a mia figlia chiamano alla polizia o fanno scene di violenza anche con aggressione fisica di fronte alla bambina per intimidirla nei miei confronti e cosi, dia retta a loro.
Non soddisfatto ancora il padre italiano mi perseguita legalmente diffamandomi e facendo accuse infondate su di me per cancellarmi della vita di mia figlia, ma sempre ha vinto perché investe il suo denaro per comperarsi la legge, purtroppo le mie prove e testimoni non hanno mai riscontrato nessun cambio positivo per noi durante 4 anni, perché noi siamo all’ interno di un sistema corrotto che si sostiene con delle vittime. Infatti, le istituzioni sono legittimate a commettere reati e delitti ignorando i diritti umani e della infanzia contemplati nelle convenzioni internazionali e distruggono le persone per speculare sulla vita degli innocenti.
Ho pendente nella Cassazione una condanna di 8 mesi e 3 giorni di reclusione per andare a vedere mia figlia e portargli i regali, a quanto pare é un delitto essere mamma in Italia.
Mia figlia non capisce perché non può vivere in pace e con benessere accanto sua mamma e ogni volta che la sorte ci fa trovare è molto contenta di rivedermi, pero lei non ha voce ne diritti come me e viviamo nello stesso mondo senza sapere l’una dell’altra, non festeggiamo il suo compleanno, ne anche il Natale etc… perché la hanno lasciata orfana di madre.
Adesso è da 1 anno che sono senza casa con le mie cose e quelle di mia figlia n’un magazzino, il comune mi ha dato un monolocale popolare che non posso pagare e nemmeno sistemare per stare con mia figlia sotto un tetto. Prima abitavamo in una casa grande con giardino dove c’era lo spazio per vivere e per potere lavorare nel mio studio artistico, invece ora non abbiamo il posto che ci serve. Inoltre nessuno mi offre il mio lavoro creativo, allora io non posso provvedere ai nostri bisogni ed avere le condizioni idonee per riavere l’affidamento di mia figlia.
Stranamente nell’ultimo decreto (30-06-2008), la giudice ha ripetuto le stesse motivazioni nel corso di 4 anni, prima con un decreto urgente d’allontanamento della madre (29-11-2004), poi un decreto definitivo d’affidamento al padre (11-08-2005), in più la sentenza della Corte d’Appello (15-12-2005) identica al decreto della giudice. E cosi che sbrigano il suo lavoro nel Tribunale per i Minorenni con la complicità dei Servizi Sociali, giudicando in base alla opinione infondata dell’assistente sociale e di una patologia inventata per lo psicologo sociale che determinano il nostro destino e procurano danni psicologici, morali e materiali ad una bambina dai 5 anni in su e alla sua mamma colpevole d’innocenza.
Io e mia figlia abbiamo bisogno di protezione contro questo abuso di potere, per questo ci vuole un avvocato capace d’incriminare al giudice, ai Servizi Sociali e al padre di tutti i reati commessi da loro, poi un consulente psicologo di parte che faccia una valutazione positiva sul rapporto mio con mia figlia e che collabori con il tecnico d’ufficio dal tribunale e soprattutto sostituire la giudice per revocare la sentenza d’allontanamento e degli incontri protetti per ristabilire immediatamente la nostra vita.
Abbiamo un sito divulgativo in internet www.madrisole.net dove potete informarvi e contattare con me, mi chiamo Eva oppure inviando una e-mail: eva@racine.ra.it, perché non ho una residenza anagrafica.
Grazie per la vostra comprensione.